Italia populista Stampa E-mail

Marco Tarchi

Italia populista
Dal qualunquismo a Beppe Grillo


il Mulino, pagg.379, € 20,00

 

tarchi populista  IL LIBRO – Guglielmo Giannini e Umberto Bossi, Achille Lauro e Antonio Di Pietro, le campagne della Lega e del Msi della prima segreteria di Fini contro l'immigrazione e le esternazioni di Cossiga, la rivolta di Reggio Calabria e gli show televisivi di Berlusconi, i referendum radicali contro il finanziamento pubblico dei partiti e i girotondi capeggiati da Nanni Moretti, per finire – momentaneamente – con Beppe Grillo ossessionato dagli zombie e dal «tutti a casa»: che cosa accomuna eventi e personaggi così disparati? In varia misura discendono tutti dal populismo, che in Italia ha avuto radici profonde e, dopo aver conosciuto un primo momento di fulgore, in epoca fascista, si è continuamente ripresentato nel dopoguerra sotto svariate spoglie. Un libro per capire come quella che era considerata una pericolosa patologia possa diventare una componente connaturata ai regimi democratici.

  DAL TESTO – "Sono molti ormai, infatti, nella politica italiana i soggetti che si sono appropriati dello stile populista e, in parte, dei suoi contenuti. La destra ha mostrato versioni diverse di populismo, non così perfettamente compatibili come l'alleanza fra i partiti che ne sono stati espressione potrebbe far pensare. La sinistra ne reca ormai stigmate evidenti, che si sono approfondite nello sforzo di recuperare il divario elettorale che la separava dagli avversari. Il movimento dei girotondi, proponendosi di reagire all'«eclissi del cittadino» con una scarica di «antipolitica positiva», non ha fatto che confermare questa tendenza, giunta però a piena espressione solo con la recente ascesa di Matteo Renzi, un politico che si è formato alla vecchia scuola partitica e grazie a essa ha ottenuto i suoi primi successi ma, attentissimo alle regole del marketing, attinge a piene mani al repertorio del populismo, dei suoi luoghi comuni e del suo lessico, sia pur leggermente addolcito, per sottrarre a un avversario pienamente populista come Grillo spazi di manovra e consensi. Chi lo sente prendersela con i «professoroni» di recente definiti anche «rnangiatartine», che si permettono di criticare qualcuno dei suoi progetti di riforma, bacchettare come dei fastidiosi perditempo i tecnici del Senato che contestano i suoi calcoli sui costi di un provvedimento, pronunciare l'ormai quasi ossessivo detto popolare «alla faccia dei gufi!» ogni volta che ha superato un momento di difficoltà, affermare che «ridurre il numero dei banchieri non è una brutta cosa», o mettere in risalto la propria natura di «uomo del fare» insofferente dei vincoli che i processi istituzionali e burocratici frappongono alla messa in atto dei suoi progetti, non può non prendere atto di questa tendenza, che del resto si va intensificando di pari passo con il crescere su scala continentale dell'attrattiva delle argomentazioni dei movimenti che non si vergognano più di sbandierare il loro populismo.
  "Inaugurando una tattica che è probabilmente destinata a fare proseliti, e che ad avviso di taluni avrebbe già avuto dei precedenti, Renzi parla il linguaggio dei populisti nelle sedi istituzionali, facendone paradossalmente uno strumento dell'élite per prendere in contropiede i contestatori. Lo si può così ascoltare mentre afferma, senza temere l'effetto di assonanza con le esternazioni di uno dei suoi recenti predecessori alla presidenza del Consiglio, che «ci sono discussioni alle quali il cittadino normale è abbastanza allergico», oppure che «l'Europa non può diventare la patria delle burocrazie e delle banche» e «si deve difendere dall'assalto della tecnocrazia». Esprimere punti di vista che ci si attenderebbe di sentir pronunciare da Marine Le Pen o da qualcun altro degli esponenti della famiglia politica populista europea contro cui pure Renzi sistematicamente si scaglia quando vuole assumere le vesti di difensore delle istituzioni, è evidente, non lo imbarazza minimamente."

  L'AUTORE – Marco Tarchi insegna Scienza della politica nell'Università di Firenze. Con il Mulino ha pubblicato: «La rivoluzione legale. Identità collettive e crollo della democrazia in Italia e Germania» (1993) e «Dal Msi ad An. Organizzazione e strategie» (1997).

  INDICE DELL'OPERA – Introduzione. L'Italia, laboratorio del populismo - I. Un concetto inafferrabile? Il populismo e il «complesso di Cenerentola» - II. L'ospite scomodo della democrazia. Dal prototipo poujadista all'ondata euroscettica - III. Alle radici del populismo italiano. L'eredità fascista e il qualunquismo - IV. La società insoddisfatta e i suoi interpreti. Da Achille Lauro al Partito radicale - V. Altri profeti dell'inquietudine. Da Cossiga a Tangentopoli - VI. La Lega. Il populismo come movimento di massa - VII. Il mito della società civile e l'ascesa di Berlusconi. L'antipolitica al potere - VIII. L'altro populismo. Da Di Pietro ai girotondi - IX. Oltre la destra e la sinistra. Beppe Grillo, ovvero il populismo allo stato puro – Conclusioni. Quale populismo?