Dio è nato in esilio Stampa E-mail

Vintilă Horia

Dio è nato in esilio

Castelvecchi Editore, pagg.235, € 17,50

 

horia esilio  IL LIBRO – Esiliato da Augusto ai confini orientali del nascente Impero Romano, sull'attuale Mar Nero, Publio Ovidio Nasone affida la propria amarezza alle pagine di un diario. Le "Metamorfosi", il suo capolavoro, hanno lasciato un vuoto nella coscienza, e gli dèi sembrano aver abbandonato il mondo. Ma proprio qui, nella terra dei Geti, il poeta coglie i primi bagliori di un nuovo culto e prepara il suo spirito a un ultimo, imprevisto cambiamento. Attraverso la figura di Ovidio – diviso tra la disillusione e il sarcasmo, il desiderio e la poesia – Vintilă Horia tenta di elaborare l'angoscia dell'esilio a cui lo aveva costretto il regime comunista in Romania. L'intreccio di esperienza personale e dimensione letteraria rendono "Dio è nato in esilio" un'opera in cui la scrittura diventa testimonianza, il lirismo denuncia politica e la singolarità di un'esistenza storica assume un significato universale. Nel 1960 il libro vinse il Premio Goncourt, che Horia rifiutò in seguito a una campagna denigratoria orchestrata contro di lui dal governo romeno.

  DAL TESTO – "Ho molto tempo davanti a me. Molto, se lo conto a ore e a giorni. Ma poco, se penso agli anni che mi restano da vivere. Pitagora diceva che la vita è divisa in quattro periodi: «L'infanzia, fino a vent'anni; l'adolescenza da venti a quaranta; la gioventù da quaranta a sessanta; e la vecchiaia da sessanta a ottanta». Secondo i suoi calcoli, mi troverei dunque in piena gioventù. Ma è più probabile che il saggio di Crotone abbia voluto dire maturità anziché gioventù. E, se mi avesse conosciuto, mi avrebbe senza dubbio annoverato fra i vecchi, soprattutto se gli avessi parlato delle mie relazioni con le donne. Diceva: «Bisogna servirsi di Venere soltanto d'inverno, mai durante l'estate; di tanto in tanto, in autunno e in primavera. Ma è sempre una cosa che consuma e molto nociva alla salute». Un giorno uno dei suoi discepoli gli domandò qual era il migliore tempo da consacrare all'amore: «Quello in cui vuoi indebolirti», gli rispose.
  "Conoscevo l'insegnamento di Pitagora fin da ragazzo. Nelle Metamorfosi gli ho dedicato gran parte del libro quindicesimo. Ma ho mai tenuto conto della sua saggezza? Ho parlato degli dèi, e lui trattava di un solo dio; ho mangiato la carne, mentre lui era contrario ad ogni alimento che provenisse da un animale; lui predicava l'uso moderato di Venere e io non ho fatto che abusarne. Non sono più un ragazzino."

  L'AUTORE – Vintilă Horia (Segarcea, 1915 – Collado Villalba, 1992), pseudonimo di Vintilă Caftangioglu, dal 1936 collabora alla rivista «Gândirea», diretta dal filosofo Nichifor Crainic. Nel 1940 diventa addetto stampa dell'Ambasciata romena in Italia e dal 1942 al 1944 ricopre la stessa funzione a Vienna. Arrestato alla fine della guerra, si trasferisce in Italia, dove stringe una salda amicizia con Giovanni Papini. Nel 1946 il Tribunale del Popolo di Bucarest lo condanna in contumacia ai lavori forzati, con l'accusa di collaborazionismo. Inizia così la sua lunga vita da esiliato, prima in Argentina, poi in Francia e a Madrid, dove insegna letteratura universale e comparata. Tra le sue opere maggiori, oltre a "Dio è nato in esilio", ricordiamo "Il cavaliere della rassegnazione" (1961) e "La settima lettera" (1964).

  INDICE DELL'OPERA – Primo anno (1. Fazzoletto da collo - 2. «Non una precisa bellezza mi invita all'amore, ma cento sono i motivi per amare sempre» - 3. «Le cose raffinate piacciono» - 4. Fra mezzogiorno e le 15:45. Solstizio d'estate - 5. La relegatio non implicava la confisca dei beni - 6. «L'onda percossa irraggiava l'immagine della luna, e in tacita notte era il chiaro diurno» (Heroides, XVIII, 77-78) - 7. «Che cosa è, in fondo, l'Iliade, se non un ignobile adulterio per il quale si battono il marito e l'amante?» (Tristia, II, 371-373) - 8. Dopo le diciotto) - Secondo anno (1. «Da allora quel luogo fu detto Tomi, perché lì, si dice, una sorella ha tagliato le membra del fratello» (Tristia, IX, 34-35. Tomys, in greco, significa 'taglio', 'amputazione') - 2. Grande mantello di lana rasata, usato nei giorni di pioggia, di freddo e di vento - 3. I Balcani) - Terzo anno (1.«La Natura ha variato il fondo delle acque e non ha voluto che tutti i pesci stessero nello stesso luogo» (Halieuticon, 91-92) - 2. Roma è stata fondata nel 753 a.C. Seguendo la cronologia romana, il nostro 1960 sarebbe il 2713 ab Urbe condita) - Quarto anno (1. Cotys sarà ucciso cinque anni dopo da Rescuporide, che vorrà riunire sotto il suo scettro tutta la Tracia, e che provocherà la severa repressione di Tiberio, successore di Augusto - 2. «Che la stessa ora ci porti via... » (Metamorfosi, VIII, 100) - 3. «Uniti sin dagli anni della loro gioventù» (Metamorfosi, VIII, 632)) - Quinto anno (1. «Ma ecco che viene Niobe, in mezzo al numeroso corteo che l'accompagna» (Metamorfosi, VI, 165) - 2. «Sono felice, chi può negarlo? E resterò felice; e anche questo, chi può metterlo in dubbio? La mia sicurezza sta nell'abbondanza di beni. Sono troppo grande perché la Fortuna possa nuocermi e, anche se mi togliesse tanto, mi lascerebbe ancora molto di più» (Metamorfosi, VI, 193-196) - 3. Nella numerazione romana la lettera «C» corrisponde a cento - 4. La tredicesima epistola delle Pontiche, libro IV) - Sesto anno (1. «Augusto» significa fondatore di un nuovo luogo sacro. Applicato a Roma, significava che la città era stata fondata una seconda volta - 2. «Agli altri popoli fu dato un confine ben definito; il territorio del popolo di Roma è il mondo intero» (Fasti, II, 683))