Piani di guerra Stampa E-mail

Filippo Cappellano

Piani di guerra
dello Stato Maggiore Italiano
contro l'Austria-Ungheria
(1861-1915)


Edizioni Gino Rossato, pagg.168, € 19,00

 

cappellano pianidiguerra  IL LIBRO – Dal 1870, data la superiorità dell'esercito avversario e l'esperienza delle precedenti amare esperienze belliche, l'azione italiana contro l'Austria-Ungheria fu informata ad un concetto quasi esclusivamente difensivo/controffensivo.
  Alla fine del 1914, però, col ribaltamento delle alleanze, lo Stato Maggiore dell'Esercito aggiornò la pianificazione operativa in senso offensivo.
  Cadorna, così, progettò un ambizioso piano offensivo, mirato all'invasione della Duplice Monarchia che si fondava sulla cooperazione delle forze russe e serbe.

  DAL TESTO – "Sino al 1909, i criteri inspiratori della radunata dell'Esercito e del suo schieramento, in sostanza, erano rimasti immutati dai tempi del gen. Cosenz. Per essi si mirava ad ottenere, con un'occupazione avanzata, numericamente forte e tempestivamente raccolta, la protezione del grosso dell'Esercito radunato sul Piave, che doveva respingere sul posto l'offensiva dell'avversario, per passare poi, in un secondo tempo, alla controffensiva nella direzione che le circostanze avrebbero suggerita od imposta. Più tardi, però, con il consolidarsi dell'organizzazione difensiva alla frontiera, il Comando del Corpo di Stato Maggiore si venne convincendo di poter scartare a priori la possibilità di un'invasione dell'Italia al principio delle ostilità attraverso il tratto di frontiera dallo Stelvio al ridosso delle Prealpi Carniche e di dovere, conseguentemente, imprimere alla condotta delle operazioni iniziali un carattere offensivo nel Trentino e nel Cadore, mantenendo sulla difensiva il fronte del Friuli. Ne conseguivano maggiori probabilità di riuscita della radunata e dello schieramento del grosso dell'Esercito al Piave. Nelle sue linee generali il disegno delle operazioni concepito dal generale Pollio, e da esso verbalmente comunicato nel gennaio del 1911 ai generali designati al comando delle armate in guerra, prevedeva che, in un primo tempo, sotto la pressione dell'attacco austro-ungarico, la 2a e la 3a armata, protette dalle fortificazioni del Medio e Basso Tagliamento, assumessero contegno difensivo; la 1a e la 4a dovevano, invece, prendere l'offensiva. La 3a, però, specialmente con le divisioni di cavalleria, doveva tentare colpi di mano contro le località di radunata delle masse nemiche; la 4a doveva esercitare azione sia verso Nord penetrando nella Pusteria, sia verso Ovest, per Bressanone e Bolzano, a tergo di Trento. L'ulteriore azione delle quattro armate sarebbe stata decisa in base alle circostanze. Successivamente (luglio 1912), fissata la delimitazione fra la 2a e la 3a armata a Monte Maggiore, e previsto di ripartire l'anfiteatro morenico del Friuli fra le due armate (assegnando all'una le fortezze dell'Alto Tagliamento ed all'altra quelle del Medio e del Basso), confermata l'opportunità di mantenere la difesa iniziale della Carnia, venne delineandosi il concetto difensivo-controffensivo della 2a e 3a armata di fronte all'invasione avversaria della pianura Friulana. Dapprima avrebbero agito le sole truppe in occupazione avanzata nella regione montana fra Torre e Natisone, in seguito anche il grosso delle forze, partendo dalla tenaglia fortificata Latisana-Codroipo, margine morenico del Medio Tagliamento. Particolarmente nei primissimi giorni della mobilitazione, mentre, allo scopo di disturbare la radunata del nemico, la cavalleria avrebbe tentato di interrompere oltre frontiera le linee ferroviarie e telegrafiche adducenti dall'interno della Duplice Monarchia alla zona di raccolta del grosso nemico (Gorizia-Cormons-Gradisca-Monfalcone-Cervignano), e le unità da montagna della 3a armata in occupazione avanzata sull'Alto Natisone quelle adducenti alla zona di S. Maria di Tolmino, truppe della 7a divisione avrebbero tentato di sgombrare la conca Bergogna-Robedisce (già virtualmente in possesso italiano dato l'andamento della linea di confine) del piccolo suo presidio, e di occupare le pendici Sud di Monte Maggiore e quelle Nord di Monte Mia, dominanti la stretta di ingresso della conca, così da impedire un immediato ritorno offensivo del nemico."

  L'AUTORE – Nato a Firenze il 4/6/1963, Filippo Cappellano proviene dal 165° corso dell'Accademia Militare. Ha operato a lungo in unità corazzate del V Corpo d'Armata di stanza in Friuli. Attualmente presta servizio presso l'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito. Ha conseguito due lauree in Scienze politiche e in Scienze Strategiche. Collabora con varie riviste specializzate tra cui "Storia Militare", "Rivista Militare", "Rassegna dell'Esercito", "Tecnologia e Difesa", "Raids", "Panorama Difesa", "Corazzati", "Storia e battaglie". Con le Edizioni Gino Rossato ha pubblicato i seguenti volumi: "L'Artiglieria italiana nella grande guerra" (1998), "Le bombe a mano e da fucile italiane della grande guerra" (2005), "La guerra dei gas. Le armi chimiche sui fronti italiano e occidentale nella grande guerra" (2006).

  INDICE DELL'OPERA – Presentazione - 1. La Commissione Permanente per la Difesa dello Stato (1862) - 2. Il Comitato di Stato Maggiore Generale (1874) - 3. La Sezione Topografico-Militare del Corpo di Stato Maggiore - 4. La carica di Capo di Stato Maggiore dell'Esercito (1882) e lo Scacchiere Orientale - 5. Il disegno operativo del gen. Cosenz (1885-1886) - 6. I Viaggi di stato maggiore e la Commissione Suprema Mista per la Difesa dello Stato (1899) - 7. Il piano di radunata del gen. Saletta (1904) - 8. I piani di radunata del gen. Pollio (1909 e 1913) - 9. Il piano di guerra del gen. Cadorna (1914-1915) - 10. Il Memorandum di Londra e le convenzioni militari con l'Intesa - 11. L'ordine di operazioni n. 1 del 16 maggio 1915 - 12. Conclusioni - Appendice