La scelta del Presidente |
Sabino Labia
IL LIBRO – Nella Prima Repubblica l'elezione del Capo dello Stato è stata dominata dalle lotte fratricide interne alla Dc e dai rapporti tra il Pci e la famiglia socialista, senza contare i condizionamenti esterni degli Stati Uniti e della Massoneria. Pressioni e veti che provocavano, più che l'elezione di un candidato, la sconfitta del prescelto. Nella Seconda Repubblica, con la fine dei partiti tradizionali, molto è dipeso dall'improvvisazione del momento, ferme restando le influenze esterne. Ma soprattutto ha assunto sempre maggiore rilevanza la variabile impazzita dei franchi tiratori. Da Einaudi a Napolitano bis, ogni bassezza è divenuta possibile: sotterfugi, tradimenti, imboscate e accordi sottobanco. Tutti, leader di partito e candidati, sono venuti a patti, ma a vincere sono stati sempre loro che - come cecchini infallibili - prima concepivano l'imboscata e poi impallinavano il prescelto di turno senza pietà. DAL TESTO – "La storia delle elezioni presidenziali si può tranquillamente dividere in due periodi aventi come spartiacque il 1992, anno della drammatica elezione di Oscar Luigi Scalfaro. Negli anni della Prima Repubblica, l'elezione era dominata da una serie di fattori sia interni che, naturalmente, esterni. Tra quelli interni, il primo riguardava il partito di maggioranza relativa: la Democrazia Cristiana. Ebbene, se la Balena Bianca fosse stata un partito unito e non diviso in mille correnti, non avrebbe mai avuto problemi ad eleggere un proprio candidato sin dal quarto scrutinio. In alcuni casi, la meta del Quirinale poteva essere raggiunta anche alla prima votazione (dove sono necessari i due terzi dei voti dell'Assemblea) una volta raggiunto un accordo con i partiti minori che partecipavano alle coalizioni governative, come repubblicani o liberali. E, invece, a parte Giovanni Gronchi, Antonio Segni, Giovanni Leone e Francesco Cossiga (per giunta, i primi tre eletti dopo lotte fratricide all'interno dello Scudo Crociato), gli altri Presidenti (Enrico De Nicola, Luigi Einaudi, Giuseppe Saragat e Sandro Pertini) non appartenevano al partito che dal 1946 al 1981 (anno in cui alla guida del governo venne incaricato il repubblicano Giovanni Spadolini) aveva avuto ininterrottamente la Presidenza del Consiglio." L'AUTORE – Sabino Labia, studioso di storia parlamentare e giornalista freelance, è nato nel 1968. Laureato all'Università di Bari in Lettere moderne, si è specializzato nel medesimo ateneo in "Storia del Novecento Europeo". Ha pubblicato "Tumulti in Aula. Il Presidente sospende la seduta" e "Onorevoli! Le origini della Casta". Vive e lavora a Milano. INDICE DELL'OPERA – Costituzione della Repubblica Italiana - Introduzione – I. Enrico De Nicola – II. Luigi Einaudi – III. Giovanni Gronchi – IV. Antonio Segni – V. Giuseppe Saragat – VI. Giovanni Leone – VII. Sandro Pertini – VIII. Francesco Cossiga – IX. Oscar Luigi Scalfaro – X. Carlo Azeglio Ciampi – XI. Giorgio Napolitano – XII. Giorgio Napolitano - Indice dei nomi |