Gerardo Severino - Giancarlo Pavat
Il Raggio della Morte La storia segreta del militare italiano che avrebbe potuto cambiare il corso della II guerra mondiale
XPublishing Editore, pagg.240, Euro 16,90
IL LIBRO - Dopo quasi settant'anni di oblio, emerge dagli archivi italiani l'incredibile storia di un appartenente alla Guardia di Finanza che, durante la II Guerra Mondiale, partendo da una semplice (seppur geniale) passione, arriva a realizzare un'arma avveniristica, che avrebbe potuto cambiare il corso della storia del XX Secolo: il Raggio della Morte. Gli autori del libro, Gerardo Severino e Giancarlo Pavat, dopo anni di ricerche archivistiche, sono riusciti a dimostrare, documenti originali alla mano, che il Raggio della Morte non fu una chimera o una mossa propagandistica, ma una realtà storica. Attraverso l'analisi di questi documenti dell'epoca, seguiremo l'avventurosa storia del Finanziere, dai suoi primi esperimenti sino a quelli che suscitarono l'interesse delle più alte gerarchie dell'Italia della fine degli anni '30. Assisteremo alle sue ricerche, agli incontri con Mussolini e con vari capi nazisti, ad avvenimenti legati alla sua misteriosa invenzione, a intrecci di interessi politici, militari, spionistici tra Italiani, Tedeschi, Partigiani, Fascisti di Salò, Alleati. Vivremo le invidie, i tentativi di sabotaggio, le morti misteriose di alti esponenti del Fascismo, inspiegabili bombardamenti americani su obiettivi apparentemente privi di alcuna importanza militare o industriale, le accuse di truffa e di tradimento. Sino all'apocalittico epilogo, quando il protagonista del libro, dopo un ultimo riuscito esperimento, riuscì a evitare che la sua invenzione finisse nelle mani sia degli Alleati, sia dei Tedeschi, considerati entrambi invasori e oppressori.
DAL TESTO - "Quando si parla di "armi segrete" dei Nazisti, su cui sono stati fatti scorrere i proverbiali fiumi d'inchiostro, è bene fare una precisione. Vanno distinti gli apparati ed ordigni bellici realmente realizzati o comunque progettati e quelli di cui si hanno soltanto menzioni ufficiose e sui quali è nata una vasta letteratura pseudoscientifica e pseudostorica, che è servita ad intorbidire le acque e ha impedito di fare chiarezza. "Il primo ad usare il termine "armi segrete" fu proprio Adolf Hitler, in un discorso pubblico subito dopo l'invasione della Polonia, che diede il via al II conflitto mondiale. Ma, paradossalmente (e fortunatamente), fu proprio il Führer a rallentare la ricerca, lo sviluppo e la produzione a livello industriale dei nuovi ritrovati della tecnologia bellica, che gli scienziati stavano realizzando nella base di Peenemunde sull'isola baltica di Usedom o in altri siti segretissimi. "Come testimoniato da numerosi scienziati tedeschi e dal giornalista italiano Luigi Romersa (1917-2007), Hitler avrebbe sognato che nessuna delle "armi segrete", in particolare i missili A4, poi diventati famosissimi come V2, (la "V" sta per "Vergeltungswaffen", ovvero "armi di rappresaglia") sarebbero riusciti a colpire l'Inghilterra. Pertanto mostrò scarso interesse per quanto gli ingegneri e scienziati tedeschi stavano allestendo nelle loro basi segrete e non concesse i necessari fondi per le ricerche che proseguirono con risorse limitatissime. "Almeno sino alla fine 1942, quando ormai fu chiaro che la guerra aveva preso una piega tutt'altro che favorevole all'Asse. Solo allora iniziò ad interessarsi a queste nuove armi ma, fortunatamente, a causa della scarsità di carburanti, dei continui bombardamenti alleati e dell'avanzata degli stessi, fu troppo tardi.
GLI AUTORI - Gerardo Severino, arruolatosi nel Corpo della Guardia di Finanza nel 1981, ha prestato servizio, in qualità di finanziere, dapprima presso la Compagnia di Bologna e in seguito in quella di Tarvisio. Dal giugno 1985, al termine del biennio di corso presso la Scuola Sottufficiali, ha prestato servizio presso il Nucleo regionale di Polizia tributaria di Palermo, con distacco presso il locale Tribunale. In tale contesto ha avuto modo di operare, alle dipendenze funzionali dei giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, nel settore della lotta alla criminalità organizzata, prendendo così parte ad alcune indagini di polizia giudiziaria. Dal 1988 al 1994 ha continuato a svolgere la stessa funzione presso il Nucleo Centrale di Polizia Tributaria di Roma e, in seguito alla costituzione dei Reparti d'Investigazione sulla Criminalità Organizzata, presso il Gruppo di Investigazione (GICO) di Roma. Parallelamente all'attività operativa, ha coltivato una specifica competenza, acquisita negli anni, nel settore storico, tanto da venir assegnato a partire dall'estate del 1994 al Museo Storico del Corpo con la qualifica di "sottufficiale addetto". È autore di numerosi libri, nonché di articoli e saggi pubblicati da riviste nazionali e internazionali. Giancarlo Pavat, triestino di nascita ma frosinate di adozione (vive e lavora a Villa Santo Stefano), collabora con musei ed enti culturali in ambito storico e naturalistico. Diverse le sue pubblicazioni su riviste e quotidiani a carattere locale e nazionale. Molto appassionato di montagna dove, quando può, pratica l'alpinismo e la speleologia, ama molto anche l'ambiente marino e ha conseguito il brevetto di subacqueo. Il suo ultimo e fortunato libro è "Valcento. Gli ordini monastico-cavallereschi nel Lazio meridionale", Edizioni Belvedere, 2007.
INDICE DEL VOLUME – Prefazione, del Gen. C.A. Luciano Luciani - Premessa - Cap. 1 - Cap. 2 - Cap. 3 - Cap. 4 - Cap. 5 - Cap. 6 - Note - Bibliografia - Ringraziamenti - Gli autori |