Guerre della finanza Stampa E-mail

Nicola Walter Palmieri

Guerre della finanza

Cedam, pagg.260, € 23,50

 

palmieri guerrefinanza  IL LIBRO – Con l'allagamento di denaro "inesistente", la repressione finanziaria e l'inflazione che necessariamente seguirà, il denaro perderà sempre più valore, i risparmi saranno falcidiati (o anche cancellati), gli immobili "espropriati" con tassazione punitiva, i beni di consumo continueranno a rincarare, i posti di lavoro diminuiranno, gli stipendi rimarranno stazionari (o si assottiglieranno), l'età pensionabile continuerà a essere estesa, il potere di acquisto delle pensioni diminuirà (se le pensioni non verranno ridotte, o tagliate del tutto), l'oro e gli altri metalli preziosi acquistati dalla gente come beni-rifugio verranno requisiti dallo Stato. Sarà guerra. Svalutazioni e rivalutazioni competitive, ripetitiva e artificiale deflazione dei prezzi di beni duraturi, altrettanto artificiale inflazione dei prezzi di beni di consumo, sconvolgimento dei mercati saranno lo shock and awe. Le interferenze di banche centrali, forze politiche, megabanche renderanno inefficaci gli apprestamenti difensivi. Non ci sarà risparmio. Nel mondo aumenterà la povertà. È un processo, già in corso, silenzioso e strisciante, ma inarrestabile. Il quadro, che si presenta senza via d'uscita, potrebbe cambiare con un radicale sovvertimento del sistema monetario. Non ci sono segnali che ciò avverrà nel prossimo futuro.

  DAL TESTO – "Amschel Mayer Rothschild aveva detto, nel 1773: "La nostra politica è quella di fomentare le guerre, ma dirigendo Conferenze di Pace, in modo che nessuna delle patti in conflitto possa ottenere guadagni territoriali. Le guerre devono essere dirette in modo tale che le Nazioni, coinvolte in entrambi gli schieramenti, sprofondino sempre di più nel loro debito e, quindi, sempre di più sotto il nostro potere". Il Griffin elabora così su questa visione strategica della finanza (con quello che chiama la "Rothschild Formula"): Guerra è la sfida fondamentale di ogni Governo. La intangibilità delle sue leggi, la prosperità dei suoi cittadini, la solvibilità delle sue finanze vengono prontamente sacrificate dal Governo al momento in cui esso si coinvolge in quell'azione primordiale che è la guerra. Per assicurarsi che gli Stati rimangano perennemente indebitati - scopo principale perseguito dalla finanza - occorre fare sì che gli Stati si coinvolgano continuamente in guerre. Per coinvolgere un Paese in una guerra è necessario che lo Stato abbia un nemico, forte e preparato. Se questo nemico esistesse ma non fosse sufficientemente forte bisogna dargli il denaro necessario per creare la sua macchina di guerra. Se poi il nemico non esistesse del tutto, sarà necessario crearlo finanziando regimi ostili. L'ostacolo maggiore sarebbe se un Governo si rifiutasse di finanziare le sue guerre con debito. Anche se ciò non capita spesso, nei casi in cui si verificasse sarebbe necessario sostenere l'opposizione, l'insurrezione, la rivoluzione politica interna, capaci di travolgere il Governo esistente con altro disposto a compiacere la volontà dei poteri finanziari. L'eliminazione fisica dei Capi di Stato riluttanti (o che rifiutino di allinearsi) è un'importante e collaudata opzione per raggiungere lo scopo. Non si dovrà permettere a nessuna nazione di rimanere militarmente più forte degli avversari perché ciò potrebbe portare alla pace, e con essa alla riduzione, o addirittura eliminazione, dei debiti. Per ottenere Stati forti, è spesso necessario finanziare tutte le parti coinvolte in un conflitto. A meno che uno degli Stati fra quelli che si combattono sia ostile agli interessi della finanza - nel quale caso dovrebbe essere distrutto - non si deve permettere che una delle parti ottenga la vittoria o sconfitta decisiva e definitiva. Mentre la finanza deve sempre proclamare le virtù della pace, l'obiettivo occulto rimane la guerra perpetua. Con il controllo delle banche centrali, la finanza riesce a manipolare le economie creando panico e guerre. Le guerre sono sempre finanziate dalle banche. Chi vince o perde è indifferente: le banche escono sempre con profitto."

  L'AUTORE – Nicola Walter Palmieri è avvocato iscritto agli Albi di Montreal e New York (ammesso al Southern District of New York e alla United States Supreme Court). Esercita la professione legale a Roma. È stato il responsabile della funzione legale di grandi società industriali (BASF Corporation, Montedison, Parmalat). Ha insegnato materie giuridiche ed economiche, ed è autore di numerosi articoli e libri (in maggior parte editi da CEDAM). È Ufficiale in congedo dell'Aeronautica Militare italiana. Vive a Ruvigliana in Svizzera.

  INDICE DELL'OPERA – Prefazione, del Prof. Giorgio Galli – Premessa - I. Un soffice atterraggio - II. La (non) gestione della crisi - III. Liquidità a ogni costo - IV. Dall'oro alla cartamoneta - V. Banche oneste - VI. Brave new world - VII. La Fed suona l'arpa mentre il congresso brucia - VIII. Fantasy finance - IX. È tempo di indossare l'hazmat suit - X. Convertire debito in guerre, guerre in debito - XI. Capitalismo finanziario "american-style" - XII. Keeping quiet about your heritage - XIII. Repressione finanziaria - XIV. Cattivo denaro distrugge l'economia di mercato - XV. Chi manipola valute? - XVI. Dove è l'oro? - XVII. Le nuove colonie - XVIII. Finché debito non vi separi - XIX. Guerra della finanza - XX. Rimedi – Conclusione. L'inferno è vuoto – Postfazione, di Daniele Vittorio Comero – Glossario – Bibliografia - Indice analitico