Randolfo Pacciardi. Profilo politico dell'ultimo mazziniano |
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Paolo Palma Randolfo Pacciardi Rubbettino Editore, pagg.221, € 15,00
DAL TESTO – “Tra Pacciardi e Maranini, che l'Udnr definiva «il Duverger italiano», c'era dunque una sintonia di fondo sulla valutazione della Costituzione americana come possibile modello di riferimento del presidenzialismo italiano. Da buon mazziniano quale voleva sempre essere, Pacciardi si concentrò da allora sugli aspetti presidenzialisti del pensiero del Maestro, avendo come punto di riferimento il famoso discorso tenuto davanti all'Assemblea Costituente della Repubblica Romana in veste di triumviro, quando «nella sua grande giornata storica come uomo di governo, al di là delle “chiacchierate dell'Assemblea” [... ] Mazzini in contatto diretto col Popolo anticipava la repubblica presidenziale», per concludere, in tarda età, con allusioni autobiografiche: «Non è azzardato dire che la repubblica presidenziale col Capo dello Stato e del governo eletto dal popolo è il sistema repubblicano più vicino alle idee mazziniane. E per questo Mazzini fu accusato, anche lui, di carezzare sistemi dittatoriali o addirittura di voler diventare re o papa perché degli scemi in ogni epoca non si perde mai la semenza». Tentò anche, con qualche forzatura, di «americanizzare» Mazzini, ponendosi il problema dell'influenza della «grande repubblica americana» sul suo pensiero; e citando una lettera del 1865 in cui Mazzini parlava di «forze quasi favolose», «Nazione-guida» e «gigante americano», affermò con volo pindarico: «Altro che indifferenza. Sono parole, sono grida di ammirazione per una repubblica che fra venti e maree, ha portato la Nazione americana a un grado di potenza incommensurabile e che per due volte nel giro di una sola generazione, ha salvato l'Europa dalle catene del dìspotismo»". In realtà, come s'è visto, Mazzini non espresse mai particolare simpatia per i principi di fondo del modello costituzionale americano, a cominciare da quello cardine della divisione dei poteri, muovendosi piuttosto nel solco della tradizione democratica europea di derivazione rousseauiano-giacobina.” L’AUTORE – Paolo Palma, storico dell’età contemporanea, è autore di diverse opere sulla figura di Randolfo Pacciardi. Con Alessandra Baldini ha pubblicato Gli antifascisti italiani in America (1942-1944). La “Legione” nel carteggio di Pacciardi con Borgese, Salvemini, Sforza e Sturzo, nella collana spadoliniana di Le Monnier (1990) e Nuovi documenti sulla “Mazzini Society”: i rapporti con i comunisti nell’antifascismo Usa, in «Nuova Antologia», gennaio-marzo 1990. Con Rubbettino ha pubblicato: Una bomba per il duce. La centrale antifascista di Pacciardi a Lugano (1927-1933), 2003 e, nel 2006, Il telefonista che spiava il Quirinale. 25 luglio 1943, sul colpo di Stato che pose fine al Fascismo. Per lunghi anni giornalista parlamentare, è stato capo dell’ufficio stampa del Ministero dell’Interno, deputato del collegio di Cosenza e dirigente del Partito Popolare nella XIII legislatura; su questa esperienza ha scritto Doppio gioco all’ombra dell’Ulivo. La mia campagna elettorale con Achille Occhetto in una città del trasformismo, Editori Riuniti, 2001. INDICE DELL’OPERA – Prefazione - Il cospiratore - Nazionalismo «imbecille» e socialismo mazziniano - Presidenzialismo latente, federalismo, separatismo - L'anticomunismo «intelligente» - La rottura con La Malfa e Reale - Il mito di De Gaulle: dalla Resistenza alla Quinta Repubblica - Per una Nuova Repubblica - Maranini «papà» spirituale e il modello americano - L'inventore del «governo d'emergenza» - Dal «golpe bianco» al ritorno nel Pri – Cronologia – Note - Inserto fotografico - Indice dei nomi
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