Apologia dell'immediato. Percorsi evoliani Stampa

Massimo Donà

Apologia dell'immediato
Percorsi evoliani


Inschibboleth Edizioni, pagg.191, € 18,00

 

donà evoliani  "Apologia dell'immediato. Percorsi evoliani" di Massimo Donà rappresenta un tentativo di comprendere e articolare la figura di Julius Evola, un pensatore enigmatico e controverso, attraverso una lente filosofica che rifiuta le categorie di approccio binarie tra accettazione acritica e critica demolitoria. Donà, infatti, si inserisce in una tradizione di lettura della filosofia evoliana che ne cerca l'essenza speculativa, al di là degli usi più superficiali o ideologici del pensiero di Evola. Non si tratta, come nel caso di altri autori, di apporre etichette semplicistiche alla figura di Evola, ma di coglierne la vera originalità teorica e il contributo che egli ha dato al pensiero contemporaneo, in particolar modo alla filosofia della soggettività e dell'individualismo assoluto.

  Il testo, che si sviluppa attraverso un'analisi densa e articolata, si configura come un'esplorazione profonda dell'idea evoliana di "immediato". Donà non si limita a un'esegesi tradizionale del pensiero di Evola, ma ne rivela la dimensione più radicale e inedita, ovvero quella che pone l'immediato non come semplice punto di partenza epistemologico o metafisico, ma come esito, come compimento di un processo che porta l'individuo a diventare "assoluto". L'immediato diventa, nella visione di Evola ricostruita da Donà, un termine di arrivo di un percorso che si sviluppa a partire dalla coscienza di sé e dal superamento delle categorie tradizionali della conoscenza.

  La scelta di partire dal concetto di immediato e di considerarlo come una "pietra angolare" del pensiero evoliano si inserisce in una tradizione filosofica che cerca di riportare la filosofia a un livello di assoluta immanenza, senza fuggire verso idealismi troppo lontani dall'esperienza concreta del singolo. Evola, secondo Donà, è un pensatore che non ha paura di affrontare la sfida dell'assoluto, ma lo fa nel contesto della soggettività, dell'individuo che si costruisce come punto centrale di ogni esperienza. L'individuo assoluto è il risultato di una "libera ed arbitraria elaborazione della propria ingiudicabile assolutezza". Questo elemento è cruciale, in quanto Donà sembra suggerire che la filosofia di Evola non è una mera nostalgia del passato o una retorica sulla superiorità dell'uomo, ma una riflessione sulla possibilità di creare una nuova forma di esistenza che si fondi sulla libera scelta del singolo.

  Nelle pagine del volume, l'autore si confronta anche con una delle tensioni principali che attraversano il pensiero evoliano: la dicotomia tra il negativo e il positivo, tra la creazione di un Io assoluto e il suo rapporto con la totalità del cosmo. Donà non evita di affrontare i nodi problematici di questa tensione, interrogandosi sulle possibilità e sui limiti di una filosofia che, pur mantenendo una forte connotazione ontologica, sembra puntare su un'irriducibilità fondamentale dell'individuo. In tal senso, il libro si offre come una riflessione su un pensiero che, pur non cadendo mai nel riduzionismo, non si sottrae alla domanda circa il suo valore etico e politico, pur mantenendo un distacco dall'interpretazione ideologica che ha spesso segnato la recezione di Evola.

  Un aspetto fondamentale del libro è la riflessione sulla "libertà arbitraria" come principio costitutivo del pensiero evoliano. In un mondo dominato dalla tecnica e dalla massificazione, l'individuo evoliano è capace di definire la propria identità come assoluta e irriducibile, seguendo una traiettoria che non può essere determinata né dalla tradizione né dall'ideologia. In questa prospettiva, la figura dell'uomo evoliano non è un individuo solitario o emarginato, ma piuttosto un soggetto che costruisce la propria identità al di fuori delle strutture convenzionali di giudizio e valore. Questo, come suggerisce Donà, è il cuore dell'originalità di Evola, il quale è riuscito a fondare una "fortezza concettuale" che può resistere alle sollecitazioni esterne senza per questo rinunciare alla sua forza creativa.

  Dal punto di vista stilistico, il libro si presenta con un linguaggio preciso e raffinato, che riesce a conciliare la difficoltà dei concetti trattati con una chiarezza di esposizione che permette anche a chi non è esperto del pensiero evoliano di seguire il filo delle argomentazioni. Massimo Donà, con il suo approccio metodologico, sa come coniugare la profondità teorica con un'accessibilità che non tradisce il rigore del pensiero. Ogni capitolo è ben strutturato, e il saggio si sviluppa in modo armonico, facendo emergere ogni sfumatura del pensiero evoliano senza mai forzare le interpretazioni.

  Un altro elemento distintivo del libro è la sua capacità di dialogare con le letture contemporanee di Evola. Donà non si limita a fare riferimento ai testi evoliani in modo statico, ma li inserisce in un contesto filosofico più ampio, che include sia la tradizione idealistica di cui Evola è in qualche modo erede, sia le tendenze del pensiero contemporaneo che, a partire da figure come Heidegger, cercano di recuperare una dimensione della soggettività che non si riduce all'utilitarismo del mondo moderno. La riflessione sulla "categoria dell'immediato" diventa, in questa chiave, anche un invito a ripensare le categorie dell'esperienza, dell'autenticità e dell'individualità nel contesto della nostra epoca.

  Donà riesce, insomma, a trasmettere la complessità della filosofia evoliana senza scivolare in semplificazioni, e il suo libro rappresenta un contributo utile per comprendere il pensiero di Evola in modo serio e meditato. L'opera invita, infine, il lettore a riflettere sull'attualità della filosofia evoliana, stimolando un dibattito che trascende le consuete opposizioni ideologiche, per portare il pensiero verso un'indagine più profonda sulla condizione umana e sul destino dell'individuo assoluto.