Le mille e una notte

Muhsin Mahdi
Donzelli Editore, pagg.606, Euro 29,50
 
IL LIBRO – “Ogni immagine che compare nelle Mille e una notte, una strada, un angelo travestito, un tappeto, un mercante assai ricco… ne chiama a raccolta tante altre, in un gioco di metafore, di specchi, di rimbalzi, di inganni, di allusioni…Il destino, che di quest’opera è protagonista assoluto, crea gli incroci più improbabili, incongrui, quasi sempre inattesi: il popolo che si muove nel ricco e variegato paesaggio dei racconti va a caccia d’avventure dall’esito incerto e sorprendente. La presenza assente della sorte muove le genti, dà loro voce e silenzi, turbamenti e furie, passioni e meschinità. La vita di ognuno obbedisce a un disegno criptico e iniziatico di Dio, «signore generoso, artefice degli uomini e del creato», che qui è l’oscuro burattinaio di esseri indaffarati e affannati, brulicanti, ritratti mentre creano e combattono prodigi, seducono e si lasciano sedurre, tramano nel caos per intascare pezzi di vita, tra amori casti e sospirosi, e violente scene d’alcova.
L’universo delle Mille e una notte è una società rappresentata in tutti i suoi ranghi, dalla vetta più alta della piramide a lerci bassifondi. Nel popolo sopravvivono, come un residuo della coscienza arcaica, gli spiriti dei jinn, di quella miriade di feticci e simboli pagani cancellati dal monoteismo musulmano. Le paure aleggiano in forma di spiritelli e oggetti incantati, colorando le storie di infantile, favolistico trasognamento e lasciando nel lettore l’impressione di attraversare, sì, il paese delle meraviglie, ma muovendosi lungo una linea di confine tra sincronismo del bambino e diacronia dell’adulto, tra preistoria e storia”.
(dalla introduzione di Vincenzo Cerami)
“Dove cominciano, Le Mille e una notte? Dove comincia il mondo che le ha inventate? E dove comincia l’Oriente – sublime e canagliesca invenzione di quell’Occidente senza il quale le Notti neppure, forse, esisterebbero?
In un certo senso, non c’è alcun dubbio: Le Mille e una notte cominciano a Parigi, nel 1704. Cominciano da Monsieur Antoine Galland, l’orientalista che per primo le traduce e le tradisce, le trascrive e le riscrive, le copia e le inventa: le pubblica. E da questo inizio parte uno dei più tortuosi e tormentati capitoli della storia dell’edizione, il cui punto cruciale diventa la caccia alle fonti arabe delle Notti. E ogni volta, non appena individuato il nuovo presunto originale, parte un’altra fatica dei filologi, dei traduttori, degli esegeti. Intanto, Shahrazad sorride: anche per questa notte se l’è cavata, e il re non la ucciderà. C’è un solo, corposo blocco delle Mille storie su cui la mano sublime e truffaldina di Galland non ha potuto sovrapporre la sua impronta. Un manoscritto arabo in tre volumi, effettivamente proveniente dalla Siria, di qualche secolo più antico, che si trova ora depositato presso la Bibliothèque Nationale di Parigi. Fermo restando che le più autentiche Mille e una notte sono... quelle inventate da Galland, c’era un solo modo di risalire a prima di Galland: lavorare su quel manoscritto, cercarne i riscontri nell’ambito della sua stessa famiglia e in quelle limitrofe, facendo sentire il timbro della voce di Shahrazad, senza il filtro, senza i veli dell’Occidente e del suo «orientalismo». A questa impresa si è dedicato Muhsin Mahdi”. (dalla nota dell’editore)
DAL TESTO – “Si narra – ma Iddio ne sa di più e meglio conosce le storie antiche dei popoli passati – che molto tempo fa, all’epoca dell’impero dei Sassanidi, nelle isole dell’India e della Cina, c’erano due re fratelli: il più grande si chiamava Shahriyar, il maggiore, era un cavaliere fortissimo, valoroso, temerario, impossibile da vincere, impossibile da placare quando esigeva vendetta. Regnava sovrano sui paesi più remoti, che gli si assoggettavano, e sulle loro genti, che gli obbedivano. Al fratello aveva assegnato la città di Samarcanda, di cui lo aveva fatto sultano, e lì egli risiedeva, mentre Shahriyar regnava in India e nella Cina. Passarono così dieci anni, finché Shahriyar ebbe desiderio di vedere suo fratello il re, allora mandò a chiamare il suo visir – che aveva due figlie, di nome Shahrazad e Dinarzad -, e gli ordinò di andare da Shahzaman e di portarlo da lui. Fatti i preparativi, il visir viaggiò giorno e notte finché giunse a Samarcanda. Shahzaman, venuto a sapere dell’arrivo del visir uscì con il suo seguito per accoglierlo, e smontato da cavallo, lo abbracciò e gli chiese notizie del fratello, il gran re Shahriyar. Il visir rispose che stava bene e che lo aveva mandato per invitarlo”.

INDICE DELL’OPERA – Nota dell’editore – Introduzione, di Vincenzo Cerami – Le Mille e una notte – La storia di re Shahriyar e di Shahrazad – L’asino e il toro – Il mercante e sua moglie – Il mercante e il jinn – La storia del primo vecchio – La storia del secondo vecchio – Il pescatore e il jinn – Il re Yunan e il saggio Duban – Il marito e la pappagallina – Il figlio del re e la ghula – La storia del re stregato – Il facchino e le tre dame – La storia del primo qarandal – La storia del secondo qarandal – L’invidioso e l’invidiato – La storia del terzo qarandal – La storia della prima dama – La storia della seconda dama – Le tre mele – I due vizir - Il gobbo – La storia del sensale cristiano – La storia del siniscalco – La storia del medico ebreo – La storia del sarto – La storia del barbiere – La storia del primo fratello, il sarto gobbo – La storia del secondo fratello, il caciarone paraplegico – La storia del terzo fratello, il ciarlino cieco - La storia del quarto fratello, il macellaio guercio – La storia del quinto fratello, dalle orecchie mozze - La storia del sesto fratello, dalle labbra mozze – Nur al–Din Ali ibn Bakkar e la schiava Shams al-Nahar – La schiava Anis al-Jalis e Nur al-Din Ali ibn Khaqan – Jullanar del Mare - Il re al Zaman e i suoi figli al-Amjad e al-Asad – Nel labirinto delle notti, tra oralità e scrittura. Postfazione di Roberta Denaro – Elenco dei nomi arabi e le loro trascrizioni – L’edizione critica di Mahdi e le sue tradizioni