L'Italia e la "grande vigilia". Gabriele D'Annunzio nella politica italiana prima del fascismo |
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a cura di Romain H. Rainero e Stefano B. Galli | ||||
Edizioni Franco Angeli, pagg.336, Euro 25,00 | ||||
IL LIBRO – Alcuni studiosi di varie università e centri di ricerca hanno riesaminato il ruolo e l'importanza di Gabriele D'Annunzio nella politica italiana negli anni antecedenti la prima guerra mondiale fino all'avvento del fascismo con l'obiettivo di superare sia l'intento agiografico - che, in un primo periodo, ha dominato buona parte della produzione dello scrittore abruzzese - sia la successiva denuncia del suo pensiero artatamente inserito nel filone del prefascismo. L'onesta ricognizione della sua azione concreta ideologica, politica e militare ha inteso liberare D'Annunzio da ogni ristretta parentela con il successivo fascismo. D'altro canto l'opera di D'Annunzio, ma anche la sua stessa vita, può fornire gli elementi essenziali di tale "disorientamento": l'ispirazione nietzscheana del suo pensiero, il disprezzo per le classi subalterne, la sua passione per le armi e le imprese militari, un certo nazional-patriottismo sono tutto riferimenti certi. Ma vanno anche considerati il suo generale disprezzo per i fascisti, la sua più che modesta considerazione di Mussolini, il liberalismo della sua Carta Fondamentale dello "Stato di Fiume" e, più avanti, la sua ferma opposizione all'alleanza con la Germania nel 1937. Questi sono i parametri entro i quali gli autori dei contributi intendono muoversi, sempre alla ricerca di una storia vera, e non certo di una versione storica che si "vuole" caparbiamente collegare a tesi politiche preconcette. DAL TESTO – “Nel ruolo pubblico del Vate s’intrecciano e convergono così il decadentismo e l’avanguardismo, il nazionalismo e l’imperialismo, innestati su quella dimensione quasi eroica – e, dunque, fortemente estetica – dell’impegno civile che affonda le proprie radici in un’originale interpretazione del superuomo d’ispirazione nietzscheiana che si trasforma nell’intellettuale “militante” al servizio dell’ideale e offre una soluzione deliberatamente elitista ai problemi politici del Paese; una soluzione che è tuttavia bel lontana dall’elaborazione teorica e dottrinaria dell’elitismo – quello di Mosca, Pareto e Michels, per intenderci – poiché del rapporto politico con le masse e della necessaria direzione che occorre imprimere al processo di democratizzazione il Vate offre una prospettiva fortemente antidemocratica, fondata sul primato della nuova aristocrazia e dell’uomo solo, che altri non è se non quell’Übermensch che ha rappresentato l’oggetto iniziale della sua speculazione”. I CURATORI – Romain H. Rainero, docente di Storia Contemporanea presso la Facoltà di Scienze Politiche dell'Università degli Studi di Milano, ha insegnato in vari atenei italiani e stranieri. Ha pubblicato oltre trenta volumi e collabora alle più importanti riviste e centri di studio. INDICE DELL’OPERA - Introduzione (Romain H. Rainero) - Alla ricerca dell'Übermensch: il mito del superuomo nel pensiero dannunziano (Stefano B. Galli) - Gabriele D'Annunzio: il mito e i suoi limiti (Romain H. Rainero) - |