Guerra S.p.A. - L’economia militare e il declino degli Stati Uniti |
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Seymour Melman | ||||
Città Aperta Edizioni, pagg.240, Euro 15,00 | ||||
IL LIBRO – La strategia di ‘guerra infinita’ dell’amministrazione americana di George W. Bush, non è una svolta improvvisa dopo l’11 settembre 2001, ma l’ultimo sviluppo dell’espansione del potere militare Usa e dell’economia di guerra che lo sostiene. In questo suo ultimo libro - che esce, postumo, in anteprima in Italia - Seymour Melman ricostruisce le origini dell’economia militare Usa dopo la seconda guerra mondiale, mostrando come l’espansione della spesa, delle produzioni e della ricerca militare si sia intrecciata all’affermarsi della superpotenza americana. Oggi gli Stati Uniti effettuano da soli la metà della spesa militare mondiale e questo modello ha avuto costi pesantissimi, non solo per le vittime - all’estero - del potere americano. Sul piano interno, il prezzo che ha pagato l’America è stato la deindustrializzazione dell’economia e il declino delle capacità produttive, con una centralizzazione senza precedenti del potere decisionale nelle mani di grandi manager privati e di stato; i risultati economici sono oggi i deficit record dei conti con l’estero e del bilancio federale, un dollaro che s'indebolisce e una disuguaglianza senza precedenti nella società americana. L’alternativa proposta da Melman è una drastica politica di disarmo e riconversione, una “reindustrializzazione” dell'economia e il rinnovamento di infrastrutture e servizi pubblici, offrendo nuove attività per le imprese e i lavoratori ora occupati nel settore militare. Una lezione importante anche per i movimenti globali che negli ultimi anni si sono opposti alla ‘guerra infinita' e alla globalizzazione neoliberista. DAL TESTO – “Il Pentagono smarrisce 2.300.000.000.000 dollari. Il 10 settembre 2001, il Ministro della Difesa Donald Rumsfeld ha fatto un annuncio stupefacente: «Non possiamo rintracciare 2300 miliardi di dollari di transazioni».Nel mondo degli affari, motivato dalla ricerca del profitto, una contabilità così sbadata sarebbe prova di incompetenza monumentale o di falsificazione deliberata. Ma non al Pentagono. Perché qui la misura di successo più importante è l'aumento del potere, la capacità di controllare il comportamento di gruppi di persone e di nazioni intere. Quando si tratta di massimizzare il potere, l'efficienza monetaria è spesso secondaria. Sembra che tra i manager del Pentagono l'incapacità di far corrispondere pagamenti effettuati e beni e servizi ricevuti sia considerata uno spiacevole dettaglio, «briciole di bilancio». Ma 2300 miliardi di dollari sono più del valore netto di tutti gli impianti e i macchinari dell'industria manifatturiera americana, che attualmente valgono 1800 miliardi di dollari.La perdita di 2300 miliardi di dollari da parte dei manager del Pentagono ha un significato che va al di là della constatazione dell'esistenza di un'amministrazione incapace.Gli Stati Uniti si ritrovano oggi stretti da una forma di capitalismo di Stato fortemente militarizzato che si è insediata gradualmente durante il mezzo secolo di guerra fredda (come si vedrà nel primo e nel secondo capitolo). Senza alcuna discussione né annuncio formale, lo sviluppo di questo modello ha incoraggiato la deindustrializzazio ne degli Stati Uniti (questo si vedrà nel terzo capitolo). Questo libro vuole proporre un'alternativa. Per fornire al lettore un punto di vista diverso e per offrire le risorse per un cambiamento, questo volume prende spunto da fonti diverse, tra cui le mie stesse opere.All'opposto di quanto affermano i manager di Stato, la combinazione di economia di guerra permanente e deindustrializzazio ne ha avuto conseguenze disastrose per gli Stati Uniti. L'esperienza dimostra che non si possono avere contemporaneamente burro e cannoni, e ciò che è ancor peggiore è che le infrastrutture del paese versano in condizioni disastrose. Per fortuna siamo in grado di misurare il costo. Grazie all'iniziativa della Società Americana degli Ingegneri Civili (American Society of Civil Engineers, ASCE) abbiamo a disposizione un Rapporto sulle infrastrutture statunitensi. Secondo l'ASCE, le attuali condizioni delle infrastrutture meritano un voto insufficiente. Per raggiungere il massimo dei voti ci sarebbe bisogno di ricostruire molti settori importanti tra cui strade, ponti, trasporto pubblico e aereo, scuole, acqua potabile, impianti fognari, dighe, smaltimento di rifiuti solidi e pericolosi, corsi d'acqua navigabili, fonti di energia. A questo grande sforzo nazionale di modernizzazione e miglioramento delle infrastrutture ho aggiunto i costi del restauro dei molti milioni di abitazioni degradate e quelli per l'elettrificazione delle ferrovie. Per ironia della sorte, il costo totale di questi progetti di miglioramento sarebbe di 2.300 miliardi di dollari. Siamo di fronte a una scelta: a che cosa dobbiamo destinare la nostra ricchezza, per un'economia di guerra permanente o per la ricostruzione della vita americana?”. L’AUTORE – Seymour Melman, scomparso il 16 dicembre 2004 all’età di 87 anni, è stato il maggior esperto di economia militare e riconversione industriale a produzioni civili. Professore emerito alla Columbia University, dalla fine degli anni 50 ha esplorato le vie di una politica di disarmo e di un’economia di pace, analizzando in libri come The permanent war economy. American capitalism in decline (1974) il sistema economico che sorregge il potere militare degli Stati Uniti. Melman, presidente della Commissione nazionale per la riconversione e il disarmo, è autore di After capitalism. From managerialism to workplace democracy ( 2001). In italiano sono stati tradotti La corsa alla pace (Einaudi, 1965), Il capitalismo militare (Einaudi, 1974), Fabbriche di morte: è possibile riconvertirle? (Pironti, 1982). INDICE DELL’OPERA – Sommario – Prefazione, di Marcus Raskin – Ringraziamenti – Introduzione – L’economia di guerra permanente degli Stati Uniti – Capitolo primo. Il regime americano: l’alleanza Stato–grande impresa – Capitolo secondo. Guerre senza fine – Capitolo terzo. La deindustrializzazione americana – Capitolo quarto. Produrre negli Stati Uniti – Capitolo quinto. Un’alternativa all’economia di guerra – Postfazione, di Seymour Melman - Come immaginare un’economia di pace, di Mario Pianta – Bibliografia sulla riconversione civile dell’industria militare |