Il fango e l'orgoglio.
Il rugby è anche uno sport
Gregorio Catalano, Daniele Pacini
Nutrimenti, pagg.160, Euro 12,50
 
IL LIBRO - Giocare a rugby significa anche aderire a un modo di vedere il mondo e i rapporti con gli altri. Lealtà e coraggio, durezza e rispetto sono gli ingredienti di una ricetta che fa della palla ovale uno sport diverso da tutti gli altri, e dei suoi protagonisti eroi fuori dal tempo. "Il fango e l’orgoglio" è un libro-manifesto sul rugby, per raccontarne regole, cultura e retroscena. Nella storia di Marco, protagonista immaginario, si mescolano e condensano episodi e aneddoti reali di giocatori famosi e sconosciuti. Non è un romanzo, ma si legge come se lo fosse, e non è una biografia, ma riassume la vita e l'impegno non solo sportivo di diverse generazioni di praticanti. Un affresco sul mondo del rugby, quello giocato in campo e condiviso nei famosi terzi tempi, quello in cui non c'è spazio per i singoli ma solo per i quindici uomini che insieme devono conquistare terreno palmo a palmo.
  Con un contributo di Valerio Vecchiarelli e un'intervista a Massimo Mascioletti, l’allenatore che insieme con Georges Coste ha portato l’Italia nel Sei nazioni.
 
  DAL TESTO - "[...] nella sempre più diffusa cultura della sopraffazione, del mancato rispetto delle regole che questa società offre a piene mani, il rugby continua a rappresentare una grande speranza non solo sportiva. Ha il più alto numero di laureati, studenti e giocatori che conciliano l'attività lavorativa con lo sport. I professionisti in senso stretto sono una minoranza: gli azzurri, quelli che giocano nei tre, quattro grandi club, gli stranieri, attirati in Italia dal possibile guadagno e dal diverso calendario dei campionati nell'emisfero settentrionale e meridionale".
  "Il professionismo c'è. Ma dipende che cosa si intende. Perchè di veri professionisti ce ne sono pochi, cioè di gente che potrà vivere di rugby per sempre, campare con i gadagni del rugby. Ci sono dei giocatori che per un periodo della loro vita fanno una scelta, sono retribuiti in base alla motivazione, alla voglia, alla qualià che dimostrano. Ogni tanto si incontrano dei giocatori che dicono: io non mi alleno perché non mi pagano. Il discorso va capovolto, prima vengono le motivazioni e poi eventualmente i guadagni. Difficilmente diventeranno buoni professionisti quelli che pensano di guadagnare prima ancora di dimostrare di valere".
  "Lo schieramento ricorda una scacchiera, nella quale ogni allenatore posiziona le pedine nella maniera più efficace per ricevere il pallone e mettere immediatamente in difficoltà l'altra squadra con un buon attacco".
 
  GLI AUTORI - Gregorio Catalano, giornalista del "Corriere della Sera", non ha mai giocato ma ha scoperto che la passione per il rugby si può trasmettere anche di figlio in padre.
  Daniele Pacini, ex mediano di mischia, è il responsabile tecnico dell’Unione Rugby Capitolina, società emergente cresciuta con i giovani fino a raggiungere la serie A in soli sette anni di attività.
 
  INDICE DELL'OPERA - "Prefazione" di Claudio Bisio - "Quella scritta sul muro" di Valerio Vecchiarelli - Di figlio in padre - E' la morte, è la vita - In campo e fuori - A scuola all'estero - Dal diario di Marco: Alfredo - La vigilia - La ricerca della perfezione - La sfida continua - La partita - Prima di tutto l'uomo. Intervista a Massimo Mascioletti