L’Invenzione dell'antico Israele. La Storia negata della Palestina |
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Keith W. Whitelam | ||||
ECIG, pagg.285, Euro 21,00 | ||||
IL LIBRO - Forse nessuna storia appare più fondante per la "nostra" civiltà occidentale di quella dell'antico Israele e forse nessun'altra paga maggiormente lo scotto dei pesanti e pressanti interessi che su di essa fanno perno per sviluppare o contrastare specifiche politiche. Keith W. Whitelam, senza entrare nel merito della politica contemporanea, vi getta tuttavia una luce impietosa là dove mette a nudo le forze che, dietro l'impeccabile ricerca storica, hanno costruito e, per certi versi, "inventato" la storia dell'antico Israele, passando sotto silenzio e marginalizzando il più ampio contesto sociale, economico e politico della Palestina nella sua totalità. L'interesse degli eruditi occidentali, infatti, non si estende a tutti i popoli di quella terra e alla loro storia, ma si concentra esclusivamente su un antico Israele inteso quale radice della civiltà occidentale, stabilendo così una continuità fra il passato israelita e il presente dello stato d'Israele. Questo libro si propone a chiunque senta l'esigenza di un sano correttivo a dogmatismi culturali e politici e a calcificazioni del pensiero che inquinano il discorso quotidiano, alimentando intolleranza ed estremismo. DAL TESTO – “Creare uno stato rivendicando un'epoca passata. L'"apparizione" dell'antico Israele durante il periodo di passaggio all'Età del Ferro costituisce soltanto “un” momento decisivo nella storia della Palestina, mentre la creazione di uno Stato israelita […] rappresenta per gli studi biblici “il” momento decisivo. […] Ma poiché il moderno Stato d'Israele si richiama proprio alle sue origini nell'Età del Ferro, sicuramente gli sforzi della dottrina biblica nel ricercare una monarchia davidica non sono dovuti ad un mero interesse antiquario. La Dichiarazione di indipendenza, proclamata a Tel Aviv il 14 maggio 1948 dal Consiglio di Stato provvisorio, annuncia infatti il "ristabilimento dello Stato ebraico". Ogni tentativo di considerare obiettivamente e disinteressatamente non soltanto il passato, ma anche la realtà e le lotte politiche contemporanee, prendendo le distanze dalle implicazioni pratiche della ricerca ispirata alla Bibbia, viene abbandonato sin dai paragrafi iniziali: “Nella terra d'Israele è nato il popolo ebraico. Qui si è formata la sua identità spirituale, religiosa e nazionale. Qui esso ha vissuto una vita indipendente, ha creato valori culturali di portata nazionale e universale e ha dato al mondo la “Bibbia”. Esiliati dalla terra di Israele, gli Ebrei le restarono fedeli attraverso tutte le dispersioni, e non cessarono mai di pregare e di sperare nel ritorno alla loro terra e nel ripristino in essa della libertà politica. Spinti da questa duplice aspirazione, nei secoli gli Ebrei anelarono a tornare nella terra dei Padri e a stabilirsi nella loro Patria […]”. "Il diritto alla terra viene dunque proclamato in base ad un precedente storico: l'esistenza nella regione di un antico Stato israelita, sovrano e indipendente.[…] Come si è visto, spesso tali rivendicazioni implicite ed esplicite sottendono la costruzione di un passato mitico, di un'apparizione israelita in Palestina. Il rivendicare o reclamare esplicitamente la terra in virtù di quel precedente storico poggia su un'opinione diffusa, che ha improntato a lungo la percezione politica e popolare del moderno Israele e del suo diritto al territorio. In un appunto scritto da Lord Balfour due anni dopo la sua famosa Dichiarazione del 1917, che conferiva al governo britannico l'incarico di sostenere la "costituzione in Palestina di un focolare nazionale per il popolo ebraico", si legge infatti: “I quattro Grandi si sono impegnati a favore del sionismo. E, sia esso giusto o sbagliato, buono o cattivo, il sionismo è radicato in tradizioni passate, in bisogni presenti, in speranze future dal significato ben più profondo che non i desideri e i pregiudizi dei 700.000 Arabi che attualmente abitano quell'antica terra”". L’AUTORE – Keith W. Whitelam, docente di storia delle religioni, mette in evidenza come l'antico Israele sia stato, dagli studiosi occidentali, "costruito" a immagine, di uno Stato-nazione europeo, e come le tesi teologiche e politiche, volte a creare tale "costruzione", abbiano concorso e all'espropriazione della terra e all'esclusione della storia della Palestina. INDICE DELL’OPERA – Ringraziamenti - Introduzione: La storia negata della Palestina - I. Testi parziali e storie spezzate - II. Lo spazio e il tempo negati alla storia palestinese - III. L'invenzione dell'antico Israele - IV. L'ipotesi di uno Stato israelita - V. La ricerca prosegue - VI. La Palestina reclama la sua storia - Note – Bibliografia – Indice dei nomi di persona - Indice dei nomi geografici – Indice degli argomenti |