WERWOLF 
di Harm Wulf 

Ad integrazione dell'articolo di Mjolnir apparso sul numero 3-4, sett. 2004 della rivista Orientamenti (richiedere a nicolacospito@libero.it)

Il termine "Werwolf" significa “uomo lupo”, “lupo mannaro” o “licantropo”. Il termine "Wehrwolf", che è pronunciato nello stesso modo, significa “armata del lupo” o “difesa del lupo”. Il termine "Wehrwolf" richiama una vecchia tradizione di lotta non convenzionale in Germania. Un famoso racconto scritto da Hermann Löns ( 1866 - 1914 ) e pubblicato nel 1910 descrive la guerriglia dei contadini del nord della Germania durante la Guerra dei trent’anni (edizione italiana Ed. Herrenhaus, Seregno, 1999 richiedere herrehnh@tin.it). Il movimento di resistenza tedesco fu chiamato "Werwolf" sia per il particolare suono evocativo del nome sia perchè un "Wehrwolf Bund” era già esistito intorno agli anni ’20 nell’area nazionalista.

Nell’autunno del 1944 durante un incontro tra il capo della Gioventù hitleriana Artur Axmann, SS-Obergruppenführer Hans Adolf Prützmann, il capo RSHA Ernst Kaltenbrunner e il Waffen-SS Obstrurmbannführer Otto Skorzeny, Himmler espose il suo piano per il Werwolf. Prützmann, capo SS nel 1943 per il settore sud orientale e l’Ucraina e dal 1944 generale SS della polizia, assunse la direzione dell’organizzazione ed il compito di reclutare volontari e di organizzare il loro addestramento che sarebbe stato poi messo in pratica dagli SS-Jagdverband (squadre di caccia) di Skorzeny. Una volta addestrate, le unità Werwolf sarebbero passate dalla guida d’inesperti ragazzi della Hitlerjugend (HJ) a quelle d’ufficiali veterani dell’esercito e della Waffen SS.

Castello di Hülchrath

Il Quartier Generale del Werwolf fu organizzato nel castello (Schloss) di Hülchrath, vicino alla città renana di Erkelenz. I primi duecento volontari reclutati arrivarono lì alla fine di novembre e gli uomini di Skorzeny gli impartirono lezioni intensive sulle tecniche di sabotaggio, demolizione, armi leggere, sopravvivenza e radio comunicazioni. Prützmann cercò anche di organizzare altri centri d’addestramento nei sobborghi di Berlino ed in Baviera. Contemporaneamente furono approntati bunker speciali vicino al fronte da usare come depositi d’armi e materiali del Werwolf prima di essere fatti occupare dagli alleati. I membri del Werwolf furono muniti di documenti falsi forniti dalla Gestapo per essere in grado di mescolarsi anonimamente con la popolazione e di assumere la loro identità di combattenti clandestini solo durante le operazioni.

Le azioni del Werwolf furono quelle tipiche della guerriglia: cecchinaggio, guerriglia, sabotaggio di strade e materiali. Nella zona d’occupazione britannica le attività del Werwolf furono circoscritte ad imboscate ed attentati tra cui quella che uccise Maggiore John Poston, che era stato Maresciallo in campo di Montgomery nel deserto, in Sicilia e nel nord dell’Europa. Come Maresciallo di collegamento tra gli ufficiali Poston spesso viaggiava per raccogliere informazioni dello spionaggio per fornirle ai responsabili della pianificazione delle battaglie. Nell’ultima settimana della guerra, Poston fu attaccato da una squadra di giovani del Werwolf, mentre guidava il suo mezzo in una tranquilla strada di campagna dirigendosi verso il quartier generale di Montgomery. Colpito una prima volta cercò di difendersi, ma fu finito da una scarica di mitragliatore. Ci furono molti altri scontri tra i giovani partigiani e le divisioni armate britanniche. Sul versante americano la resistenza Werwolf fu molto più intensa. Nel settembre del 1944, allorché Montgomery si disse sicuro di potersi spingere fino nel cuore della Germania, dopo sei settimane d’assedio il 21 ottobre 1944 Aquisgrana, completamente distrutta, cadde in mano americana. Il 30 ottobre del 1944 gli occupanti nominarono sindaco l’avvocato Franz Oppenhof. La prima autorità tedesca imposta dal nemico. Il Werwolf lo considerò un traditore e lo perciò lo condannò a morte. Per giustiziarlo l’organizzazione pianificò la Unternehmen Karneval (Operazione Carnevale) alla quale parteciparono Ilse Hirsch di 22 anni, il tenente delle SS Wenzel, il suo operatore radio Sepp Leitgeb, Karl Heinz Hennemann, Eric Morgenschweiss di 16 anni e Heidorn.  Per preparare l’operazione s’incontrarono nel castello di Hülchrath.  Il 24 marzo del 1945 il commando Werwolf fu lanciato col paracadute nei sobborghi di Aquisgrana città che Ilse conosceva perfettamente. Oppenhoff di 41 anni, sua moglie ed i tre figli vivevano nella Eupener Strasse al n. 251.  Una volta davanti alla casa, bussarono alla porta e Wenzel e Leitgeb lo freddarono. Mentre scappavano dalla città Ilse Hirsch fu ferita dall’esplosione di una mina e una scheggia uccise Sepp Leitgeb. Curata in ospedale la ragazza tornò nella sua casa di Euskirchen.  Tutti i membri del commando ad accezione del tenente Wenzel furono catturati e processati dopo la guerra. Il “Processo Werwolf” tenuto ad Aquisgrana nell’ottobre del 1949 riconobbe colpevoli Henneman e Heidorn che ebbero da uno a quattro anni di carcere. Ilse ed Eric Morgenschweiss furono assolti per la loro età. Qualche tempo dopo Ilse si sposò e visse ad un silometro di distanza dal luogo dell’episodio più famoso della sua vita. Del tenente Wenzel si persero le tracce e s’ignora la sua sorte.

Oppenhof fu una delle molte persone accusate di collaborazionismo con il nemico che caddero per mano dei “Lupi mannari”. Il 1 aprile il Ministro del Reich Minister Goebbels annunciando alla radio la sua uccisione disse che il braccio del partito era lungo e che i suoi Werwolf erano vigilanti. Era l’annuncio ufficiale dell’esistenza del movimento clandestino di resistenza contro l’invasore. Altre radio diedero l’annuncio, il grido di battaglia della vecchia guardia tornava a risuonare. Un intero programma di propaganda del Werwolf fu trasmesso. Dalla radio si sentì la dichiarazione che chiariva il carattere del movimento clandestino di resistenza:

“I raids terroristici hanno distrutto le nostre città dell’ovest. Le donne ed i bambini che muoiono lungo il Reno ci hanno insegnato ad odiare. Il sangue e le lacrime dei nostri uomini massacrati, delle spose oltraggiate, dei bambini uccisi nelle aree occupate dai rossi gridano vendetta. Coloro che sono nel Werwolf dichiarano in questo proclama la loro ferma e risoluta decisione di restare fedeli al loro giuramento, di non arrendersi mai al nemico anche se stiamo soffrendo in condizioni spaventose e possediamo solo risorse limitate. Disprezziamo i confort borghesi, resistiamo, lottiamo, facciamo fronte con onore alla possibile morte torneremo a vincere uccidendo chi avrà attentato alla nostra stirpe. Ogni mezzo è giustificato se apporta danni al nemico. Il Werwolf ha le sue corti di giustizia che decidono la vita o la morte del nemico come quella dei traditori del nostro popolo. Il nostro movimento scaturisce dal desiderio di libertà del popolo ed è votato all’onore della Nazione tedesca di cui ci consideriamo i guardiani. Se il nemico ci ritiene deboli crederà di poter ridurre in schiavitù il popolo tedesco come ha fatto con i popoli rumeni, bulgari, finlandesi deportati ai lavori forzati nelle tundre russe o nelle miniere inglesi o francesi fategli allora sapere che nelle zone della Germania da cui si è ritirato l’esercito è sorto un nemico che non aveva previsto e che sarà per lui più pericoloso, che combatterà senza tener conto del vecchio concetto borghese di Guerra adottato dai nostri nemici solo quando gli fa comodo ma che è cinicamente rifiutato se non gli apporta vantaggi. Odio è la nostra preghiera. Rivincita è il nostro grido di battaglia.

La paura del Werwolf si diffuse insieme con quella della creazione del ridotto alpino: l’idea di Goebbels di creare una sacca di resistenza permanente tra l’Austria e la Germania arroccandosi sulle montagne per continuare la lotta. L’ordine di reazione degli alleati fu spietato: ogni combattente Werwolf catturato doveva essere fucilato sul posto. Molti innocenti pagarono con la vita la durezza della battaglia finale. Le azioni del Werwolf, o supposte tali, furono represse con selvagge atrocità. Un esempio di rappresaglia di massa compiuto dagli Alleati è citato da Heinrich Wendig (1):

“All'esercito tedesco viene rinfacciato di avere utilizzato nella sua guerra contro le spietate uccisioni perpetrate dei partigiani, contrarie al diritto internazionale, quote di rappresaglia da uno a 10 (e raramente maggiori) quale misura dissuasiva. Gli Alleati hanno tuttavia ricambiato con quote assai più elevate, anche in casi manifestamente immotivati. Un episodio esemplare avvenne nel marzo 1945 presso il castello di Hamborn, vicino Paderborn in Westfalia. In quel luogo il generale americano Maurice Rose era stato ucciso da un regolare soldato tedesco. La radio nemica addossò l'azione a del tutto inesistenti "Partigiani -Lupo mannaro" che avevano "ucciso alle spalle" il generale. Come risposta gli Americani liquidarono 110 prigionieri tedeschi che assolutamente nulla avevano a che fare con la morte del generale. La "Paderborner Zeitung" (4 aprile 1992 ), dopo decenni, scrisse sullo svolgersi di quel fatto: "Il Panzerkommandant tedesco sporse la testa dalla torretta, fece cenno con la sua Maschinenpistole e ordinò agli Americani di deporre le armi, cosa che fecero. Rose, che era generale, portava la sua pistola in una tasca, che egli voleva sbottonare. In quell'istante la Maschinenpistole del Panzerkommandant sparò. Il tedesco aveva palesemente frainteso il movimento del generale americano. Maurice Rose stramazzò sulla strada, morì sul colpo. Coloro che lo accompagnavano riuscirono a fuggire.”. Sulla misura della vendetta dice il menzionato giornale: "Con violenza cieca gli Americani uccisero nel complesso 110 soldati tedeschi prigionieri, che nulla avevano a che fare con l'episodio, tra cui giovani della Hitlerjugend e uomini di mezz'età del Volkssturm. Dietro al cimitero a Etteln morirono in 27. Testimoni ricordano che 18 altri cadaveri con un colpo alla nuca furono trovati a Doerenhagen dietro una siepe, tutti assassinati! Si lasciarono lì i cadaveri dei tedeschi per giorni. Gli Americani non permisero a civili tedeschi di seppellire i morti. Al Patton-Museum a Fort Knox (USA) i fatti inerenti alla morte di Rose sono riportati correttamente, non si fa però alcuna menzione dell'azione di rappresaglia fatta dalle truppe americane. Questo palese crimine di guerra degli Americani non è stato minimamente espiato o criticato nella stampa internazionale o addirittura stigmatizzato come altri. (2)"

Heinrich Wendig, Richtigstellungen zur Zeitgeschichte, Heft 8, Grabert, Tübingen 1995, S. 46.
Nota 1 rimanda al Hefte 2 (1991, S. 47ff.) e 3 (1992, S. 39ff.) dello stesso Hefte (Anm. 6); vedi anche Heft 10 (1997), S. 44f.

Dall’interessante saggio “Sulla legalità della rappresaglia in guerra” di Germar Rudolf apparso sul n. 1, 1997 della rivista trimestrale Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung Bottom of Form 1 (http://www.vho.org/VffG/1997/1/RudGei1.html)


Hans Zöberlein

Lo scrittore tedesco Hans Zöberlein (1895-1964) (figlio di un ciabattino, laurato in architettura, eroe di guerra, membro del Corpo franco di Franz Epp aderisce alla NSDAP dal 1921, vedi anche http://www.polunbi.de/pers/zoeberlein-01.html#lit) pubblica, per la casa editrice ufficiale del partito Eher di Monaco, due romanzi di guerra monumentali: nel 1933 “Der Glaube an Deutschland. Ein Kriegserleben von Verdun bis zum Umsturz” “La fede nella Germania. Un’esperienza di guerra da Verdun fino alla difatta” e nel 1937 “Der Befehl des Gewissens. Ein Roman von den Wirren der Nachkriegszeit und der ersten Erhebung” “L’imperativo della coscienza. Un romanzo sulle turbolenza del dopoguerra e della prima sollevazione”). A capo di un gruppo Werwolf nella notte tra il 28 e il 29 aprile 1945, alla vigilia del suicidio di Hitler e a pochi giorni della capitolazione, guida l’esecuzione di otto cittadini di Penzberg che avevano deposto il sindaco nazionalsocialista. Sul luogo vengono lasciati volantini con questo scritto

"Warnung an alle Verräter und Liebesdiener des Feinde!

Der Oberbayerische Werwolf warnt vorsorglich alle die jenigen, die dem Feinde Vorschub leisten wollen oder Deutsche und deren Angehörige bedrohen oder schikanieren, die Adolf Hitler die Treue hielten. Wir warnen! Verräter und Verbrecher am Volke büßen mit dem Leben und ihrer ganzen Sippe. Dorfgemeinschaften die sich versündigen am Leben der Unseren oder die weiße Fahne zeigen, werden ein vernichtendes Haberfeldtreiben erleben, früher oder später. Unsere Rache ist tödlich!

Der Werwolf"

“Monito a tutti i traditori ed amorevoli servitori del nemico!

Il Werwolf dell’alta Baviera ammonisce ad ogni buon conto tutti coloro favoreggiano il nemico tra i tedeschi e i loro parenti o che minacciano o vessano chi mantiene la sua fedeltà a Adolf Hitler. Noi ammoniamo! Traditori e criminali del popolo che pagheranno con la loro vita e con quella della loro intera genia. Le comunità dei villaggi che attenteranno alla vita dei nostri od esporranno la bandiera bianca, saranno annientati prima o dopo. La nostra vendetta è la morte!

Il Werwolf”

Nel primo dopoguerra, per quest’episodio si fece un processo (per una descrizione dei fatti http://www.mordnacht.de/derprozess.shtml ). I principali protagonisti furono condannati a forti pene detentive o a morte. Hans Bauernfeind, capo di uno dei “tribunali volanti” come “Incaricato speciale del Führer", responsabile per la sentenza eseguita “in nome del popolo” dichiarò: “Sono consapevole di non avere nessuna colpa” ed aggiunse “Come venni a conoscenza dei disordini contro la Wehrmacht a Penzberg, sono andato là dove era mio dovere per non piantare in asso migliaglia di soldati e ufficiali del fronte che si mantenevano fedeli.”. Lo scrittore ed eroe di guerra Hans Zöberlein, capo di una delle unità Werwolf che andarono a Penzberg per eseguire l’ordine di “Impiccare funzionari e caporioni comunisti del KPD della città”. Dopo l’azione disse: “A Penzberg c’era un porcile che adesso è stato ripulito.”. Condannato a morte e poi all’ergastolo fu liberato nel 1958 per gravi motivi di salute. Ragazzi di 12 anni subirono processi e condanne all’ergastolo da parte delle corti marziali americane. Due membri della gioventù hitleriana di 16 e 17 anni furono condannati a morte alla fine del marzo del 1945 ed assassinati il 5 di giugno. Il gionale delle truppe americane Stars and Stripes, disse che erano accusati d’essere cecchini ad Aquisgrana. A Budeburg vicino al Wesel l’8 aprile del 1945 uomini della 116 Divisione Corazzata furono assassinati senza processo dai soldati dell’esercito Americano a seguito della scoperta di volantini del Werwolf che invitavano alla resistenza.


Volantino del Werwolf: “La lotta continua! Il nemico non ha vinto. Con la menzogna e la sobillazione vuole confonderti. Non prestare orecchio al nemico! Sorgi e combatti! La svolta viene!

Solo il traditore ed il voltagabbana perdono il coraggio. Sii deciso fino all’estremo! Essere tedesco significa essere combattente. Meglio morto che schiavo.”

L’opuscolo del Werwolf (ristampato in inglese "SS Werwolf Combat Instruction Manual" a cura di Michael Fagnon, Paladin Press, 1999) che conteneva le istruzioni per condurre la guerra di guerriglia con sabotaggi, attentati sintetizzava le ragioni di queste operazioni con queste parole:

Il nemico dovrà sottrarre truppe dalla linea del fronte per difendere le altre strade. La capacità offensive el nemico sarà indebolita. Ogni cosa che riusciamo a distruggere dovrà essere sostituita. Ogni danno apportato al nemico aiuta le nostre truppe.

Cellule del Werwolf furono scoperte tra i soldati convalescenti. Ufficiali gravemente ferrite ed anche infermiere furono sorpresi ad incitare I commilitoni ad atti di sabotaggio e resistenza. Non ci fu pietà per nessuno. Atti di resistenza continuarono isolati, ma il castello di Hülchrath cadde nelle mani degli alleati nell’aprile del 1945 e a questo punto l’organizzazione ufficiale del Werwolf cessò d’esitere. Nonostante la mancanza di una direzione centrale per la perdita del quartier generale atti isolati di resistenza continuarono anche dopo la cessazione delle ostilità. Il capo di zona della Hitler Jugend di Mansfeld divenuto Strumbannführer SS e ferito gravemente nella battaglia di Kharkov organizzò 600 ragazzi della HJ nel Kampfgruppe Harz. Raccolse dagli ospedali veterani SS, studenti della NAPOLA, membri della Luftwaffe e ragazzi membri delle unità anticarro. Con questi effettivi incominciarono le azioni contro le truppe americane il 1 aprile 1945. dopo venti giorni oltre settanta combattenti erano caduti. In un tentativo d’imboscata ad un convoglio delle truppe americane molti caddero falciati dagli aerei giunti in soccorso dei soldati. Heinz Petry di sedici anni e Josef Schomer di diciassette furono processati come spie e fucilati il 5 giugno 1945.
A nord di Amburgo verso la fine di aprile un gruppo trincerato di Werwolf ed i loro comandanti SS rifiutarono di arrendersi alla 11° Divisione corazzata Britannica. La loro resistenza continuò anche dopo l’appello alla resa dell’ammiraglio Karl Donitz del 1 maggio. Alla fine del 5 maggio Donitz fece la seguente proclamazione da Radio Copenhagen, Praga e Flensburg:
“Il fatto che al momento sia in atto un armistizio significa che devo chiedere ad ogni tedesco, uomo o donna, di cessare ogni attività illegale nell’organizzazione Werwolf o altre dello stesso tipo nei territori occupati perché queste causerebbero solo danni al nostro popolo.”.

Il Generale SS Hans Adolf Prützmann nato il 31 agosto del 1901 a Tollkemit in Preuss, ispettore del Werwolf Bandenkampfverbände fino al maggio del 1945, catturato dai britannici si suicidò a Lüneburg il 21 maggio 1945

a) b)

a) Il Generale SS Hans Adolf Prützmann
b) Giovane ragazza armata di mitra e panzerfaust, probabilmente del Werwolf, violentata ed uccisa con un pugnale nei pressi del villaggio di Hohenlepte, 90 Km a sud di Berlino l’8 maggio 1945. Dal libro di Tony Vaccaro “Entering in Germany 1944-1949, Taschen 2001, Colonia, pag. 42. www.taschen.com

Bibliografia
-Rose, Arno Werwolf 1944-1945. Eine Dokumentation.Motorbuch Verlag, 1980
-Trees, Wolfgang, Charles Whiting Uternehmen Karneval. Der Werwolf-Mord an Aachens Oberbürgermeister Oppenhoff. EA.Triangel Verlag, 1982
- Charles WhitingWerewolf: The Story of the Nazi Resistance Movement 1944-1945 Pen & Sword Paperback 1996
- Prieß, Benno Erschossen im Morgengrauen, "Werwolf"-Schicksale mitteldeutscher Jugendlicher Verhaftet - Gefoltert - Verurteilt – Erschossen Calw/Benno Prieß, 1997
- Perry Biddiscombe Werwolf! The History of the National Socialist Guerrilla Movement, 1944-1946 University of Toronto Press, 1998
- Michael Fagnon, a cura di Werwolf Combat Instruction Manual  Paladin Press 1999
- Bridges, Bill Werwolf: Die letzte Schlacht Feder & Schwert, 2004
- Jacques Roucolle Werwolf. Le dernier carré Auda Isarn, 2005 www.reflechiretagir.com/auda.html
-
ARTHOS anno VI - n 10 - nuova serie Werwolf, gli ultimi guerrieri del nazionalsocialismo di A. DeFilippi,
- Orientamenti anno VII n. 3-4, maggio/settembre 2004 Sulle orme della Wehrwolf di Mjolnir

I combattenti del Werwolf sono stati rappresentati nel film Europa di Lars von Trier del 1991 ed hanno ispirato una bella canzone del gruppo musicale degli Intolleranza (richiedere a perimetroscrl@tin.it o telefonicamente allo 06 78851846 costo 15,50 euro).

Werwolf - Intolleranza

Berlino è caduta sotto i miei occhi
spettri di soldati affamati e distrutti
vola sulle macerie la bandiera nemica
ha il colore del sangue chi ha dato la vita.

Non accetto la resa non depongo le armi
prima di avermi dovran venire a cercarmi
sono l'ultimo rimasto del mio plotone
ma ho due bombe a mano e un caricatore.

Per me questa guerra non è finita
per questa guerra ho dato la vita.

Non so quale sia la mia uniforme
non ho più bandiera ma ho un fucile e due bombe
non ho più un paese ho soltanto una terra,
non ho più un nome io sono la guerra.

Per me questa guerra non è finita
per questa guerra ho dato la vita.

La guerra finirà quando morrò io
ma non sono più un uomo io sono un Dio
sono il figlio d'Europa il mio sangue è la storia
non ho più una lingua la mia lingua è la gloria.

Per me questa guerra non è finita
per questa guerra ho dato la vita.

Il nemico s'illude perchè tutto tace
ma finchè vivrò non avranno pace
sono il lupo mannaro non sono più un uomo
sono il lupo mannaro la mia forza è il tuono

sono il lupo mannaro non sono più un uomo
sono il lupo mannaro la mia forza è il tuono!

Ragazzi tedeschi prigionieri nel campo di concentramento di Bad Aibling nel giugno del 1945. Tantissimi ragazzi della stessa età furono detenuti per mesi dopo la guerra come sospetti membri del Werwolf.

Sequenza fotografica della fucilazione del combattente Werwolf Obergefreiter Richard Jarczyk fucilato a Kitzingen il 23 aprile 1945 con l'accusa di tentato sabotaggio indossando abiti civili. La condanna fu emessa dalla settima Commissione militare dell'eserciti americano.

a) b) c)

a) Fred Borth comandante della Hitler Jugend e membro di un'unità Werwolf che combattè a lungo nella foresta di Vienna.
b) Georg Heidorn dirigente Werwolf per le operazioni nella zona della Renania. La fotografia è successiva alla sua cattura da parte degli alleati.
c) Il castello di Hülchrath visto dall'alto. Sede della direzione dell'organizzazione Werwolf per la zona occidentale, da qui partirono i partecipanti alla "Unternehmen Karneval" che portò all'esecuzione del primo sindaco collaborazionista di Aachen, Dr. Franz Oppenhoff.

Quattro ragazzi tedeschi arrestati per aver sparato sulle truppe americane ad Aachen nel dicembre del 1944. Da sinistra a destra: Willy Etschenburg 14 anni, membro Hitler Jugend, Bernard Etschenburg 10 anni, Hubert Heinrichs 10 anni, Hubert Etschenburg.

Quattro adolescenti membri del Werwolf e accusati di sabotaggio di linee di comunicazione dell'esercito USA vengono interrogati a Osterburg il 24 aprile 1945.

a) b)

a) Karl Arno Punzler, 16 anni dirigente della Hitler Jugend di Monschau catturato dopo la terza missione di ricognizione dietro le linee alleate. Una corte militare lo   condannerà a morte ma nel febbraio del 1945 il generale Courtney Hodges commuterà la sentenza in ergastolo.
b) Da sinistra SS Obergruppenführer Hans-Adolf Prützmann dirigente Werwolf col Reichsführer SS Heinrich Himmler.

 

 
   
 
Ludwig Fahrenkrog
di Harm Wulf

Ludwig Carl Wilhelm Fahrenkrog nacque il 20 ottobre 1867 a Rendsburg nella regione dello Holstein della Germania settentrionale. Il nome, strano ed arcaico, si trova solo nella zona costiera dello Holstein dove esiste un ruscello Fahrenkrog vicino al Kellersee e un posto chiamato Fahrenkrug. Il nome significa in alto-tedesco “Krug an der Fähre” cioè locanda al traghetto. Il ramo paterno della famiglia era danese con antenati marinai e cacciatori di balene. La famiglia era povera: il padre faceva paralumi artigianali e Ludwig e il fratello compresero subito che ogni cosa nella vita doveva essere conquistata con il lavoro. “Se un bambino non ha giocattoli – scrisse più tardi – se li creerà da solo se veramente ne ha bisogno”. Fin da bambino cominciò a manifestare uno spiccato ed eclettico talento artistico. Ludwig e il fratello iniziarono dalla fanciullezza a dipingere, disegnare, scrivere liriche e a suonare musica. Già molto giovane era in grado di suonare il piano e produrre la sua musica. Insieme al fratello organizzavano piccoli spettacoli teatrali in cui recitavano. All’età di 15 anni Ludwig iniziò il suo apprendistato artistico come pittore e decoratore ad Altona nei pressi di Amburgo e, nel 1887 s’iscrisse alla Königliche Akademie der Bildenden Künste (l’Accademia reale di arti figurative) di Berlino dove studiò con i maestri Woldemar Friedrich e Hugo Vogel e divenne l’allievo prediletto del famoso pittore di scene storiche Anton von Werner. Durante questo periodo di studi si guadagnò faticosamente da vivere come illustratore per cataloghi museali, disegni anatomici e manifesti di grafica. Ricordando il difficile periodo degli studi scrisse “Se guardo indietro nel mio passato quello fu il periodo in cui svolsi la maggior parte dei miei lavori: credevo in Dio ed in me stesso”. L’esperienza lavorativa giovanile in qualità di decoratore gli fu di enorme utilità quando iniziò la sua attività di pittore di grandi affreschi per pareti di castelli, chiese e scuole. All’età di 23 anni ricevette il Premio Statale Prussiano per una tela di cinque metri per quattro intitolata “Die Kreuzigung Christi” che fu acquistato dalla città di Mülheim nella Ruhr. Si sposò con Charlotte Lüdecke “Lotte”, che rimase la sua compagna per tutta la vita, e trascorse due anni in Italia per completare i suoi studi. A Roma, studiando in modo intensivo l’opera di Michelangelo, sviluppò e radicò la sua concezione del lavoro artistico come missione per trasmettere al popolo un superiore messaggio spirituale rifiutando completamente la decadente concezione “dell’arte per l’arte”. Durante il soggiorno romano nacque la loro prima figlia che fu chiamata Bianca Colomba perché al momento della nascita il pittore vide uno di questi uccelli. Anche la figlia diventerà un’eccellente pittrice. Dopo la nascita della figlia la sua pittura si arricchisce di nuove tematiche più allegre e gioiose: scene di vita familiare, piccole felicità domestiche. Di ritorno a Berlino Ludwig si guadagnerà da vivere dipingendo imponenti affreschi nelle case di facoltosi nobiluomini. Dal 1898, nominato docente presso la scuola di Arte decorativa, si trasferirà nella Renania a Barmen per dedicarsi all’insegnamento e qui rimarrà fino al 1931 anno del suo ritiro. Questo nuovo lavoro non gli impedì di sviluppare il suo lavoro artistico in diverse direzioni. Poeta, drammaturgo, scrittore, filosofo d’ispirazione völkisch, a partire dal 1907 scrisse una serie di articoli per la rivista di Wilhelms Schwaner “Der Volkserzieher” in cui definì i fondamenti di una religiosità specificamente germanica e i punti di contrasto radicale tra il risorgente Paganesimo ed il Cristianesimo: Dio è in noi, la legge morale è in noi, la redenzione deve venire da noi stessi. Già dal 1900 Fahrenkrog e la sua famiglia avevano abbandonato la religione cristiana che ritenevano ormai incompatibile con una religiosità specificamente germanica. La sua pittura si orienta su tematiche pagane e germaniche.
I temi della sua evoluzione religiosa e le sue idee filosofiche sono esposte nel “Die Geschichte meines Glaubens” e nei sette tomi della colossale opera “Gott im Wandel der Zeiten” da lui scritta ed illustrata. Nel corso di questi due anni Fahrenkrog fonda il Bund für Persönlichkeitskultur (Associazione per la cultura della personalità), rivolta a consolidare la sua visione religiosa pagana fondata sul culto degli antenati, delle forze della natura e delle personalità eccellenti della stirpe. Negli anni successivi si dedicherà alla creazione di un’organizzazione religiosa di carattere pagano germanico rompendo definitivamente con il Cristianesimo. Nel 1912 creerà la Deutsche-religiöse Glaubensgemeinschaft con Wilhelm Schwaner (1863 – 1944) da cui si separerà l’anno successivo. Il 3 agosto 1913 fonda a Thale sullo Harz la Germaniche Glaubens-Gemeinschaft (GGG) che adotta il motto “Gott in uns” (Dio in noi) e “Selbsterlösung” (Autoredenzione). L’organizzazione sarà in seguito guidata da Holger Dom e Arthur Auerbach. Nel 1913 riceve il titolo di Professore. Pubblica numerosi saggi, libri illustrati e commedie teatrali che usualmente erano rappresentate nella prima presso il teatro di montagna Ernst Wachler nello Harz. A proposito del suo Wölund, Wilhelm Kiefer scrisse nel 1915 sulla rivista “Bühne und Welt” che, per la prima volta, si era rappresentato un dramma inspirato alla coscienza razziale di un popolo e al suo rifiuto di essere annientato da popolazioni straniere. Il concetto di reazione alla “Überfremdung”, la distruzione dell’identità etnica tedesca, fu un tema costante dei suoi lavori artistici e filosofici. Da questo punto di vista non è errato ritenere che i suoi lavori fornirono una base teorica al movimento nazionalsocialista, anche se il movimento della Germanische Glaubens-Gemeinschaft (GGG) fu perseguitato dal regime e, nel 1936, fu messo al bando con divieto ufficiale di riunione. In una delle riunioni generali del movimento GGG, l’Althing del 1923, l’artista chiarì le sue posizioni: “Noi vogliamo costruire! Le rovine sono attorno a noi e nei nostri cuori ma noi abbiamo anche fede nella rinascita. Il nostro scopo: da un piccolo seme generare un bosco di sangue e spirito. Tramonto dell’Occidente? Ma noi siamo vivi! Per nessuno benefici e per nessuno danni, noi vogliamo solamente essere noi stessi. Questo è il motivo per cui noi non siamo una delle associazioni antisemite che traggono la ragione della propria esistenza dal disprezzo per l’essere ebreo. No, noi siamo importanti e necessari abbastanza da esistere per la nostra stessa causa. E non per questo siamo un associazione filo-semita o che sostiene qualche altra ideologia straniera… No, noi della GGG siamo popolo germanico e solo popolo germanico…. Questa è la ragione per cui non siamo un partito, anzi vediamo nei partiti un modo per dividere il desiderio di unione dei popoli germanici. Noi sappiamo solo che vogliamo l’autodeterminazione e che l’autodeterminazione viene dall’interno.. in modo pacifico ed organico come la crescita e lo sviluppo delle querce tedesche.” Fahrenkrog anima la rivista “Die Weihwart” che prenderà dal 1921 il titolo “Der Deutsche Dom. Blätter für nordiche Art und Deutschen Glauben” che si avvale anche della collaborazione del pittore Fidus (Hugo Reinhold Karl Johannes Höppener 1868 – 1948). Collabora con disegni ed illustrazione anche alle riviste völkisch “Kultur – Arbeit” ed al mensile “Neues Land”. In quegli anni di intensa attività filosofica i temi della sua pittura sono fortemente influenzati dalla propria maturazione: nel 1918 realizza l’opera “Die heilige Stunde” che riprende il tema del famosissimo “Lichtgebet” di Fidus. Un uomo prega, nel modo degli indoeuropei, in piedi e con le braccia alzate davanti all’incanto della luce e della natura rigogliosa. Nel 1920 realizza “Der Väter Land” magnifico dipinto ad olio in cui il pittore mostra al figlioletto, vita nuova risorgente, la bellezza della terra dei Padri, la Heimat. I temi della mitologia nordica sono frequenti nei drammi e nei dipinti. Celebri in questo senso sono i quadri “Edda” del 1910, “Baldur” del 1908, “Der tempel des Schweigens” del 1920 e “Das heilige Feuer” del 1921. Uno degli aspetti più interessanti di Ludwig Carl Wilhelm Fahrenkrog è stata la sua straordinaria versatilità artistica: pittore, illustratore, scultore, poeta, autore di teatro, filosofo, studioso di religioni. Nel corso della sua vita pubblicò sette volumi intitolati “Gott im Wandel der Zeiten” illustrati da suoi disegni e con sue poesie e commedie teatrali. La casa editrice Verlag der Schönheit di Dresda stamperà e popolarizzerà i suoi lavori più importanti tra cui i famosissimi “Das goldene Tor”, “Das heilige Feuer”, “Die heilige Stunde”, “Der Väter Land”.


Ludwig Fahrenkrog nel suo studio

Nel 1921 presso la stessa casa editrice uscirà una breve biografia del pittore di Kurt Engelbrecht intitolata “Ludwig Fahrenkrog und seine Schöpfungen und ihre Bedeutung für unser Volkstum” che contiene moltissime riproduzioni delle opere dell’artista ed è ricercatissima dai collezionisti. Nel 1925 fu richiesto come insegnante dall’Università americana di Mitchell nel Dakota. Viene nominato membro onorario dell’associazione dei pittori di Amburgo e dell’Accademia di Napoli Nel 1928 riceve il primo premio dell’Esposizione al Palazzo del Vetro di Monaco. Durante il terzo Reich avrà qualche difficoltà per i suoi legami con i vecchi gruppi völkisch. Partecipa nel 1943 alla terza esposizione itinerante della Deutsche Kunstgesellschaft. Muore il 27 ottobre del 1952 a Biberach sul Riss nel sud della Germania dove aveva installato il suo atelier. Il lascito delle opere e degli scritti dell’artista è conservato presso Archiv für Bildende Kunst del Germanisches Nationalmuseum, Kartäusergasse 1 D - 90402 Nürnberg. L’eredità dell’associazione Germanische Glaubens-Gemeinschaft fondata nel 1907 da Ludwig Fahrenkrog non è andata dispersa. Due associazioni del composito mondo del neopaganesimo tedesco si sono idealmente collegate al suo messaggio. La Artgemeinschaft - Germanische Glaubens-Gemeinschaft è attualmente la più vasta comunità pagana tedesca con aderenti anche tra le altre nazioni germaniche. Fondata nel 1951 e riunitasi nel 1965 con la Nordischen Glaubensgemeinschaft fondata nel 1928 e rinominata nel 1954 Nordisch-religiöse Gemeinschaft. A queste si unì l’associazione Nordungen fondata nel 1924. La Artgemeinschaft ha assunto l’eredità del pensiero religioso di Fahrenkrog e della sua prima associazione del 1913. I membri dell’originaria Germanische Glaubens-Gemeinschaft, dopo il 1957 anno del suo scioglimento ed eliminazione dal registro delle associazioni, sono confluiti nella Artgemeinschaft. L’associazione pubblica la rivista “Nordiche Zeitung” ed una serie di libri di tematiche religiose. Per informazioni Artgemeinschaft - GGG e.V. , Postfach 55709, 22567 Hamburg o in rete http://www.asatru.de/jotunheim.htm.

Nel 1982 per diffondere l’eredità artistica del pittore fu creato il “Freundeskreis Ludwig Fahrenkrog” e, contemporaneamente, fu fondata la Heidnische Glaubens-Gemeinschaft con il compito di diffondere il messaggio religioso dell’artista. Nel 1991 i membri rinominarono l’associazione Germanische Glaubens-Gemeinschaft. L’associazione pubblica il periodico “Germanen Glaube”. Per informazioni Catrin Wildgrube, Am Berg 1, D -14806 Werbig o in rete http://www.fornsedr.de/ggg/ueberuns/index.php
Dettagliata bibliografia a pag. 282 del volume II Malerei dell’enciclopedia “Kunst in Deutschland 1933 – 1945” di Mortimer G. Davidson, 1992 Grabert Verlag e-mail: grabert.verlag@t-online.de

Bibliografia
Stimmen des Sehnsucht, Mappe, testo di Kurt Engelbrecht, 1905
Geschichte meines Glaubens, Verlag Gebauer-Schwetschke, Halle, 1906
Selbsterlösung, Verlag Fahrenkrog, Leipzig, 1912
Germanische Glaubens-Gemeinschaft, Verlag Fahrenkrog, Leipzig, 1913
Lucifer, Dichtung in Bild und Wort, Verlag Greiner & Pfeiffer, Stuttgart, 1913
Der Märschenkessel, Verlag Attenkofer, Stuttgart
Aufsätze zum Germanenglaube, Verlag Fahrenkrog, Leipzig, 1914
Sechs farbige Kunstblätter nach Gemälden von Fahrenkrog, Verlaf f. Volkskunst und Volksbildung, Keutel, 1915 ca
Die Schönheit, Sonderheft (Zu des Malerdichters 50. Geburtstag am 20. Oktober 1917) Verlag der Schönheit, Dresden
Das Deutsche Buch, Verlag Kraft und Schönheit, Berlin 1921
Gott im Wandel der Zeiten, 7 tomi, Verlag Hartung (1-4) e Verlag der Fahrenkrog Gesellschaft (5-7), Leipzig, 1922 – 1927
Geschicte meines Glaubens, Verlag Gebauer-Schwetschke, Halle, 1923
Germanischer Glaube, Verlag Hartung, Leipzig, 1924
Die Germanische Glaubensgemeinschaft, Wölund Verlag, Rostock, 1925
Das Goldene Tor. Dichtungen in Wort und Bild, Verlag der Fahrenkrog-Gesellschaft, Leipzig 1927
Patheismus und Dualismus: eine Antwort auf bisher ungelöste Fragen, Verlag Hubricht, Freiberg 1929
Der Sinn des Hakenkreuzes und die germanische Glaubens-Gemeinschaft, Fahrenkrog Verlag, Leipzig, 1933
Germanisches Glaubensgut, Verlag Winter, Heidelberg, 1934
Wie sagst du es deinem Kinde? Verlag Peter, Leipzig, 1935
Jung-deutsche Religion, Verlag Fahrenkrog, Leipzig, 1935
Held oder Händler? Verlag Fahrenkrog, Leipzig, 1936
Aufsätze zum Germanenglauben, Verlag Fahrenkrog, Leipzig, 1937
Kunst: Mein künstler Glaubensbekenntnis, Verlag Biberacher, Biberach an d. Riß, 1949

Drammi teatrali:
Nornegast, Verlag Hatrung, Leipzig, 1920
Die Godenstochter, Verlag Hatrung, Leipzig, 1921
Baldur, Verlag Greiner & Pfeiffer, Stuttgart e Türmerverlag, Stuttgart, 1908
Wölund Drama, Verlag Greiner & Pfeiffer, Stuttgart, 1919
Stimmen des Sehnsucht, Verlag Hatrung, Leipzig
Die Seele des Kindes, Verlag Hatrung, Leipzig
Die heilige Stunde, Verlag Sonntag, Berlin
K. Engelbrecht Ludwig Fahrenkrog und seine Schöpfungen und ihre Bedeutung für unser Volkstum
Kunstgabe 2. Dresden, Verlag der Schönheit senza anno di pubblicazione circa 1922
K. Engelbrecht Sturm über Land. Kriegsbilder von Professor L. Fahrenkrog, Verlag Keutel, Stuttgart, 1918
G. E. Pohl, Ludwig Fahrenkrog. Leben und Wert eines deutschen Malers, Dichters und Glaubenskünders, Nachlass Fahrenkrog,1942

Ulteriori informazioni sull’artista:
http://www.ludwigfahrenkrog.com/

Gundram Erich Pohl, Ludwig Fahrenkrog. Leben und Wert eines deutschen Malers, Dichters und Glaubenskünders, 1942 in Nachlass Fahrenkrog, Archiv für Bildende Kunst

Wolff, Markus, Ludwig Fahrenkrog and the Germanic Faith Community: Wodan Triumphant, in TYR, volume 2, Atlanta, USA, 2004. p.221-242 (Ultra PO Box 11736 Atlanta, GA 30355 USA)
indirizzo e-mail: ultrdisc@aol.com http://tyrjournal.tripod.com

Daniel Junker Gott in uns! Die Germanische Glaubens-Gemeinschaft Ein Beitrag zur Geschichte völkischer Religiosität in der Weimarer Republik, Verlag Daniel Junker, Hamburg
http://www.daniel-junker.de/ e-mail: info@daniel-junker.de/

Archiv für Bildende Kunst c/o Germanisches Nationalmuseum Kartäusergasse 1 D - 90402 Nürnberg

http://www.gnm.de/ Der Nachlass Ludwig Fahrenkrogs di Christiane Maibach in Monatanzeiger/ Germanisches Nationalmuseum 2003, H. 269, 6-7. http://www.gnm.de/Download/aug_2003.pdf

La Roland Faksimile Verlag (Postfach 330404, D – 28334 Bremen) ha recentemente ristampato il fondamentale testo del Prof. Fahrenkrog Germanische Glaubens Gemeinschaft del 1920.

A ciascuno il suo
Non mi piacciono le vostre chiese oscure!
Preferisco il sole luminoso e splendente!
E le mie donne mi son mille volte più care
Della vostra Madonna dipinta.
E il figlio che mia moglie mi ha dato
Mi è mille volte più caro
Del vostro crocifisso dorato,
Con le sue gambe e braccia contorte.
Sopra tutto non mi piace ciò che è estraneo a questo mondo
Quello che è freddo, appassito e senza vita.
Io amo la vita, la gioia e la luce
Ed il sangue, fluttuante e rosso.

Ludwig Fahrenkrog (traduzione di Harm Wulf)


La Roland Faksimile Verlag (Postfach 330404, D – 28334 Bremen) ha recentemente ristampato il fondamentale testo del Prof. Fahrenkrog Germanische Glaubens Gemeinschaft del 1920. (copertina sopra)


Frontespizio del libro disegnato
dall'artista da cui sono tratte le immagini seguenti (copertina sopra)


Nuova via per il futuro, disegno 1920


Autoritratto 1912

Destino, Olio, 1917


Edda, 1910 - Tempio del silenzio, disegno 1920


Ragazze che danzano


Volkslied, Olio, 1915

 
     
     
   
 

Sepp Hilz
di Harm Wulf

Sepp Hilz, il pittore dei contadini

Sepp Hilz nacque a Bad Aibling in alta Baviera il 22 ottobre 1906. Apprese i primi insegnamenti dal padre George Hilz, pittore e apprezzato restauratore di chiese (tra cui quelle di St. Sebastian, Berbling, Willing, Weihenlinden, Tuntenhausen e Bacherting), che lo mandò, dopo la Volksschule, nella scuola per apprendisti pittori di Rosenheim in cui si esercitò nella copia dei vecchi maestri tedeschi soprattutto di Dürer, Cranach e Altdorfer. Ritiratosi presto dalla scuola venne utilizzato dal padre, come ragazzo di bottega e apprendista artigiano. Ciò conferì al giovane Sepp una solida base di manualità che fu importantissima per il suo successivo lavoro artistico. Studiò a Monaco dal 1921 al 1927 frequentando per tre semestri la Kunstgewerbeschule, poi la scuola privata d’arti grafiche del Prof. Moritz Heymann e, come apprendista, il pittore di chiese Xaver Dietrich. Cominciò l’attività di pittore nel suo atelier di Monaco lavorando per mostre ed esposizioni regionali e continuando ad esercitarsi senza sosta anche nella copia degli amatissimi pittori fiamminghi Rembrandt, Vermeer, van Delft e Brouwer. Fino alla fine degli anni venti si dedicò al suo studio e ai dipinti per chiese dell’Oberland bavarese. Tornato nel 1928 al paese natale per lavorare nell’impresa paterna, sposò lo stesso anno Erika von Satzenhoven che dopo un anno gli diede il primo figlio Benno. Insieme con altri artisti divenne il motore della vita culturale di Bad Aibling. Il luogo di ritrovo in cui stabilmente si incontravano era il Caffè Rupp: discutevano e organizzavano eventi culturali e mostre pittoriche a carattere locale. Hilz dipinse dal 1930 molti quadri a soggetto rustico nello stile di Wilhelm Leibl (pittore tedesco 1844 – 1900) che gli valsero l’appellativo di “Bauernmaler” (pittore dei contadini) ed una buona notorietà nella regione. Il mondo contadino della sua Baviera è uno dei temi favoriti della sua pittura: scene di vita agreste, i volti semplici della gente di campagna, il riposo dopo il lavoro, le ragazze del villaggio. Gli occhi dell’artista sembrano incantati dalla semplicità e dalla spontaneità della vita rurale. Un mondo senza tempo che ripeteva ciclicamente le azioni rituali del duro lavoro dei campi, del riposo e della festa nello scorrere perenne delle stagioni. Un mondo assediato dall’urbanesimo, dal progressivo spopolamento delle campagne, dall’industrializzazione incessante che metteva in discussione l’esistenza stessa del ceto contadino. Sepp Hilz, ormai affermato ritrattista, pittore di chiese, di scene rustiche e paesaggista, presentò ventidue opere alla Haus der Deutschen Kunst e alla Grosse Deutsche Kunstausstellung dal 1938 al 1944 tra cui, nel 1941, il famoso trittico “Bäuerliche Trilogie” (Triologia contadina). Il giovane pittore è diventato un artista poliedrico in grado di padroneggiare le diverse tecniche lavorative, e di manifestare compiutamente il suo eccezionale talento. Dai ritratti ai dipinti di grandi dimensioni, Hilz riesce a rappresentare i caratteri, le atmosfere, la poesia e la realtà dei suoi soggetti: egli sosteneva: “Jedes Ding hat seine Seele, musst bloss malen wie es ist.” (ogni cosa ha la sua anima, dobbiamo solo dipingerla per quella che è). Il suo dipinto intitolato “Nach Feierabend” esposto alla Haus der Kunst, è acquistato nel 1938 per 10.000 RM da Adolf Hitler che in seguito acquistò anche l’opera “Wetterhexe” del 1942. Un anno dopo presenta il famoso “Bäuerliche Venus” (Venere contadina) splendido dipinto di una nuda venere contadina bavarese che lo consacra definitivamente come uno degli artisti più apprezzati del tempo, anche se nei suoi quadri non appaiono mai espliciti riferimenti politici. Il dipinto causò una gran risposta di pubblico e critica e fu acquistato da Joseph Goebbels. Giovani e soldati stravedevano per il quadro che, ben presto, divenne un’icona popolare: migliaia di lettere d’ammiratori dell’opera e della modella arrivarono all’artista. A molti egli dovette rispondere di non essere un agenzia matrimoniale! La stessa modella, Annerl Meierhanser, fu utilizzata per il dipinto dell’anno successivo “Die Eitelkeit”. Nelle affascinanti raffigurazioni delle scene rustiche di grandiosi dipinti quali Bauernbraut del 1940, Bäuerliche Trilogie del 1941 e Wetterhexe del 1942 si conferma la padronanza della tecnica acquisita in gioventù con il faticoso apprendistato da artigiano. La scelta di rappresentare il mondo contadino non è senza implicazioni politiche: sono gli anni in cui il ceto contadino, che aveva violentemente sostenuto le proprie rivendicazioni alla fine degli anni venti, riesce a guadagnarsi i favori del regime e a fare approvare la legge che rendeva invendibile, indivisibile e non ipotecabile la piccola e media proprietà agricola. Il contaminato è visto dagli ideologi nazionalsocialisti come un baluardo della comunità popolare che si oppone, in nome della tradizione, alle forze della disgregazione cosmopolita delle città. Cantore del contaminato, a soli 32 anni, il “Bauernmaler” Sepp Hilz è insignito del prestigioso premio Lenbach della città di Monaco nel 1938 per un ritratto della moglie Erika von Satzenhoven (oggi di proprietà della Städtischen Galerie di Lenbachhaus). Su raccomandazione del fotografo Heinrich Hoffmann, Hitler gli assegnò nel 1939 la somma di 1000.000 RM per la costruzione di un nuovo studio progettato dall’architetto Degano a Gmund sul Tegernsee. Dal 1940 espone nella mostra Künstler in Kriegseinsatz. Durante la seconda guerra mondiale acquista un piccolo possedimento terriero a Willing villaggio vicino alla sua città natale. A soli 36 anni, nel 1943, riceve dal Ministro del Reich Joseph Goebbels il titolo di Professore. Nel 1944 riceve il premio Leibl-Sperl della città di Rosenheim. Occupata dagli americani, riempita di profughi che scappavano da Monaco e dai territori dell’est occupati dai russi e sede del più gran campo di concentramento per soldati tedeschi, Bad Aibling vive la tragedia della sconfitta. Dopo la guerra Hilz, tra mille difficoltà, riprende il lavoro e realizza i restauri dei dipinti delle chiese di Schäflarn, Schlehdorf sul Kochelsee, Obholting, Baumburg ( il chiostro della Chiesa, Altenmarkt an der Alz) e la Chiesa francescana di Bad Tölz. Esegue diversi quadri a carattere sacro, ritratti e paesaggi della sua amata Heimat bavarese. Nel 1949 muore il padre Georg e, nell’autunno dello stesso anno, in un incidente automobilistico sulla Alten Strasse per Rosenheim e Oberaudorf bei Brannenburg perde il figlio Benno. La tragedia causa, in seguito, anche la rottura del matrimonio con Erika. Nel quadro Heilege Drei Könige (I tre Re magi) del 1949 l’artista ricorderà il figlio scomparso così drammaticamente rappresentando Benno come l’ultimo dei tre Re magi. Nel 1950 il pittore si risposerà in seconde nozze con Christa Frein von Rehlingen- Haltenberg (1926-1968). Da questo matrimonio nacquero i due amatissimi figli Sibylle e Florian. Il 26 ottobre 1950 nella riunione che ricostituiva il Kunstverein di Bad Aibling fu annotato: “ Negli anni successivi alla seconda guerra mondiale, 1948 e 1949, periodo molto difficile per pittori e scultori, Sepp Hilz si è domandato come potesse aiutare questi artisti. Egli è stato l’artefice della creazione del Kunstverein e del suo sostegno attraverso il reperimento di molti associati. Questa associazione ha potuto, grazie a lui, acquistare diversi lavori aiutando gli artisti in miseria.”. Il 20 ottobre del 1951 a Monaco vi fu un tentativo da parte di appassionati d’arte di far esporre artisti che erano stati celebrati anche durante il Nazionalsocialismo tra cui lo scultore Joseph Thorak e lo stesso Hilz. Cominciarono subito proteste pubbliche contro gli artisti che avevano presentato le loro opere nella "Haus der Deutschen Kunst". Hilz ne fu amareggiato. Dovette intervenire il Ministro bavarese dell’Educazione Schwalber che fece appello alla tolleranza democratica e alla libertà dell’arte, stabilita dalla Costituzione, che disse “non poteva essere proibita perché a suo tempo era piaciuta ai capi del Nazionalsocialismo”. Malgrado ciò, grazie ai suoi buoni contatti ed alla sua indiscussa bravura, poté incrementare l'attività di restauratore e pittore di chiese che portò avanti fino al 1956, anno in cui decise di dedicarsi completamente alla pittura. Sepp Hilz morì a Bad Aibling il 30 settembre 1967 cinque mesi prima della seconda moglie. Anche Hilz, come la totalità degli artisti che operarono nel periodo nazionalsocialista, subì la proscrizione dopo la guerra. Molte della sue opere furono trafugate, alcune distrutte, qualcuna portata negli Stati Uniti. Oggi è praticamente impossibile studiare la qualità della sua opera. Il silenzio assoluto è calato sull’artista per ridicole e pretestuose motivazioni politiche. Anche i suoi stessi compatrioti, le poche volte che si è tentato di ricordare il suo lavoro, hanno inscenato patetiche proteste per il suo presunto coinvolgimento col regime. L’aver avuto successo negli anni del Nazionalsocialismo è considerato sufficiente per meritare un bando perpetuo. Gli estimatori privati custodiscono gelosamente le sue opere che ormai valgono somme considerevoli ma, a parte la meritoria opera di Mortimer G. Davidson (“Kunst in Deutschland 1933-1945” Pittura, tomo I e II Grabert Verlag, 1989-1994. Grabert Verlag, Postfach 1629, D - 72006 Tübingen E-mail: grabert-verlag@t-online.de ), non ci sono state monografie, studi, esposizioni sull’artista dalla fine della seconda guerra mondiale.

Gli antiquari vendono vecchi numeri delle riviste artistiche di quegli anni che spesso contengono riproduzioni fotografiche dei suoi quadri, ma, lo studioso d’arte che volesse approfondire la conoscenza del lavoro di Sepp Hilz potrà vedere solamente una piccola parte delle sue opere nella Galerie Markt Bruckmühl (Sonnenwiechser Straße 12, D83052 Bruckmühl, tel. 08062 5307 www.galerie-bruckmuehl.de E-mail: webmaster@galerie-bruckmuehl.de) che espone lavori di Hilz nella collezione “Georg Dorrer” http://www.galerie-bruckmuehl.de/Sammlung/sammlung.html

Il bellissimo sito http://artroots.com/index.html dedicato da Brigitte Gastel Lloyd all’arte mondiale ed anche agli artisti bavaresi del passato e contemporanei contiene molte opere dell’artista visibili alla pagina: http://artroots.com/art2/sepphilz1906works.htm. Scandalosamente non uno dei dipinti dell’artista è visibile nelle Pinacoteche di Monaco. Nel Heimatmuseum di Bad Aibling (Wilhelm Leibl Platz 2, 83043 Bad Aibling tel. 08061 8724) è conservato, resipiscenza postuma senza commento alcuno, un solo dipinto di Sepp Hilz: Müder Alter (il vecchio stanco) del 1943.

L’editore libraio di Bad Aibling, J. N. Cortolezis (Kirchzeile 4, D 83043 Bad Aibling tel. 0861 2572 fax 0861 30641 http://www.cortolibri.de ), ha stampato nel 2004 l’opera di Christine e Klaus Jörg Schönmetzler “Kunst und Künstler in Bad Aibling. Ein Bayerischer Bilderbogen” che contiene circa venti pagine dedicate all’artista e le riproduzioni di alcune delle sue opere.


Sepp Hilz nel 1939 mentre dipinge il celebre “Bäuerliche Venus” con la modella Annerl Meierhanser che sarà utilizzata anche per il dipinto “Eitelkeit” del 1940. Indice delle opere di Sepp Hilz (tra parentesi il numero di file) visibili nel sito: http://artroots.com/art2/sepphilz1906works.htm

A colori dall’alto a sinistra: Landschaft bei Bad Aibling 1956 (13) - Am Uferweg auf der Fraueninsel 1943 (15) - Schneetreiben in Willing 1946 (14) - ritratto di Georg Dorrer, 1945 (34) – ritratto di Katharina Dorrer 1942 (11) - ritratto di Wolfgang Kolller, 1932 (23) - Bauernmädchen in Tracht, sd (3) - Bauernmädchen, sd (4) - Eitelkeit 1940 (7) - Bäuerliche Venus, 1939 (1) - Bauernmädchen, 1940 (16) - Mädchen mit Korallenkette 1942 (12) - ritratto della prima moglie Erika, 1938 (24) - Heilege Drei Könige, 1949 (21) - Die rote Halskette, (ritratto della giovane Liselotte Prams), 1942 (6) - Bäuerliche Trilogie ( Die Mägde, Das Füllhorn, Die Knechte, 1941 (8-9-10) - Michael Gegenfurtner als Lehrbub, 1930 (36) -Hans Gegenfurtner, 1926 (37) - Inntaler Berge, 1937 (38) – Zauberi im Herbst, 1943 (39) - Das Kellner Marerl, 1947 (33) - Zwei Frauen, 1946 (30) - ritratto di Annerl Meierhanser, 1940 (32) - Der Feldpostbrief, 1940 (35) - ritratto di Josef Koch, 1944 (31) - Mangfalldamm, 1942 (29) - Spätherbst, 1967 (26) - Heilige Maria, Chiesa di Thann, sd (28) - Der Hühnerdieb, 1941 (27) - Studie zur Magd III, 1941 (22) - Walpurgisnacht, 1942 (25) - Die Wetterhexe, 1942 (5) - Bauernbraut, 1940 (17).

In bianco e nero: Joseph und Maria, sd, - Nach Feierabend, 1937 (18) - Fischermädchen, sd (19) - Spätherbst 1917, 1939 (20) - Landschaft bei Willing, sd - Wachsjesukind und Krippenfigur, sd - Betende Hände, sd - Waschbankl, sd - Nach dem Ball - locandina di un incontro dibattito del 1995 sul pittore Sepp Hilz.

Opere presentate nelle esposizioni Grosse Deutsche Kunstausstellung 1937- 1943 nella Haus der Deutsche Kunst a Monaco: Alte mit Kopftuch, 1938 - Bäuerliche Venus, 1939 - Spätherbst, 1939 - Eitelkeit, 1940 - Die Bauernbraut, 1940 - Bäuerliche Trilogie (Die Mägde, Das Füllhorn, Die Knechte), 1941 - Die Wetterhexe, 1942 - Alter Mann mit Haube, 1942 - Die rote Halskette, 1942 - Zauberei im Herbst, 1943 - Die Kübelträgerin, 1943 - Müder Alter 1943.

Tutti i cataloghi delle Grosse Deutsche Kunstausstellung 1937- 1943 sono acquistabili al prezzo di 20 euro ciascuno (catalogo n. 18 del maggio 2004 Kulturgeschichte dal n. 832 al n. 839) presso l’Antiquariat Schmidt, Postfach 8, D 72402 Bisingen, Deutschland tel. 0049 7476 1609 fax 0049 7476 3458.

Il numero 24, febbraio 2004 di “El Barco Vikingo. Revista de arte, tradiciòn y cultura” contiene un articolo dedicato a Sepp Hilz. Costo 2 euro, abbonamento a cinque numeri 15 euro Europa, 20 altri paesi. Richiedere a Javier Nicolàs, Ap. 14.215 E 08080 Barcelona jnc1960sp@hotmail.com


Bäuerliche Venus, 1939 Eitelkeit, 1940 - Die rote Halskette, 1942

 
   
 

IL CASO KARLSTEIN - 8 MAGGIO 1945
Di Harm Wulf*

Nei primi giorni del mese di maggio 1945 una dozzina di SS francesi, quasi tutti provenienti da ricovero ospedaliero, si arrendono alle truppe americane. Gli Americani internano i Francesi insieme con i prigionieri tedeschi nella caserma degli Alpenjäger di Bad Reichenhall (località termale di modeste dimensioni sull’autostrada Monaco – Salisburgo, sottoposta al consueto bombardamento terroristico anglo-americano alla fine dell’aprile del 1945). Il 6 maggio 1945 giungono nella cittadina truppe francesi della Seconda Divisione corazzata comandata dal Generale Leclerc. I prigionieri francesi, avutane notizia, cercano di allontanarsi dalla caserma e raggiungono un boschetto vicino, ma vengono scoperti e accerchiati. Il Generale Leclerc, giunto al loro cospetto, li apostrofa rimproverandoli per il fatto che essi indossano la divisa germanica. Le SS francesi gli rispondono facendogli notare che egli indossa la divisa americana. Risentito per tale “atteggiamento insolente”, Leclerc decide di fucilare i dodici francesi. Condanna a morte senza giudizio di un tribunale, nemmeno improvvisato. L’esecuzione non deve lasciar traccia…Il Generale Leclerc si limita a concedere loro assistenza religiosa. Viene deciso che l’esecuzione avvenga a gruppi di quattro alla volta. Essa ha luogo l’otto maggio, il giorno della resa della Germania, considerato il giorno della fine della guerra in Europa. Durante il pomeriggio i prigionieri vengono condotti su camion a Karlstein, in una radura denominata Kugelbach. Informati che saranno fucilati alla schiena, protestano violentemente rivendicando il diritto di essere fucilati al petto. Il Padre Maxime Gaume riceve l’ordine di assisterli: sarà l’unico testimone e colui che cercherà di informare le famiglie. Il giovane tenente designato a comandare il plotone d’esecuzione, costernato di dover eseguire un tale ordine, è tentato di disobbedire ma decide poi di obbedire, cercando però di parlare con rispetto ai morituri. La fucilazione avviene, come stabilito, a gruppi di quattro in modo che le SS vedano cadere i propri Camerati prima di loro, ad eccezione dei primi quattro. Tutti rifiutano la benda e cadono coraggiosamente gridando “Vive la France!”. I cadaveri furono lasciati sul terreno e sepolti sul posto da soldati americani solo tre giorni dopo. Furono piantate croci di legno poi sparite, Il 2 giugno 1949 i corpi furono esumati e traslati nel cimitero comunale di Bad Reichenhall, gruppo II, fila 3, numeri 81 – 82, dove si trovano tuttora.

Nella fotografia, tra le dodici SS davanti a Leclerc si riconoscono: l’ultimo della prima fila è il tenente Paul Briffaut della Legion des Volontaires Francais (gruppo di volontari francesi arruolatisi a fianco della Wehrmacht per la campagna contro il bolscevismo) ferito sul fronte russo nel settembre del 1944. Tra gli altri, appartenenti alla divisione Waffen-Grenadier delle SS “Charlemagne”, si riconoscono il penultimo che è l’Unterstürmführer Robert Doffat; l’ultimo della seconda fila, del quale si vedono la nuca e la spallina d’ufficiale, è l’Oberstürmführer Serge Krotoff. L’unico altro conosciuto è Jean Robert: degli altri otto non si conoscono i nomi. Due rami di betulla incrociati ornano la tomba dei dodici caduti della Divisione Waffen-Grenadier delle SS “Charlemagne”.

Sul muro del cimitero vi sono tre lapidi: la prima reca l'emblema della Divisione, i nomi di quattro caduti e l’indicazione che otto sono sconosciuti; la data di morte (8 maggio 1945) e il nome di un altro volontario francese, Raymond Payras, morto in combattimento nella stessa zona e negli stessi giorni, qui sepolto; la seconda reca il Tricolore francese e il motto, in lingua francese: “Il tempo passa, il ricordo resta”; il terzo reca il Giglio di Francia, dodici fiori a ricordo dei 12 fucilati e la dedica:
“Ai dodici valorosi figli della Francia che l’8 maggio 1945 a Karlstein da prigionieri furono uccisi dal vincitore senza processo.”

Il brano è tratto da “La Legione” n. 1 del 1998 ed inserito in appendice al romanzo di Saint-Paulien “I Leoni morti” uscito in Francia nel 1958 e tradotto in prima edizione dalla casa editrice Il Corallo nel 1985 e ristampato nel 1999 e nel 2002 dalla casa editrice Ritter (Ritter, C. P. 1791 – 20170 Milano Tel. 02 201310). Saint-Paulien è lo pseudonimo di M.I. Sicard, che giovanissimo, fù il braccio destro di Jacques Doroit. il presidente del " Parti Populaire Francais ", considerato dal 1936 al 1945 il partito " fascista " francese per eccellenza. Sicard, nel 1946, fu condannato ai lavori forzati a vita: si consegnò volontariamente alla polizia francese nel 1957 e fu quindi amnistiato. Romanziere, storico, saggista, critico e grande corrispondente, è stato premiato due volte dall’Accademia Francese per la sua attività di storico. " I leoni morti " appartengono anch' essi alla storia, pur se l’Autore definisce " romanzo " questa sua opera, che venne così giudicata dal colonnello delle SS. Otto Skorzeny nella rivista tedesca " Das RitterKreuz ", organo dei Cavalieri della Croce Tedesca: Posso affermare che gli ultimi combattimenti svoltisi attorno alla Cancelleria del Reich sono descritti da Saint-Paulien con rigorosa esattezza ". Sul libro e la sua storia vedi anche l’interessante sito http://www.ileonimorti.it ileonimorti@ileonimorti.it
Un bellissimo video sul caso Karlstein è stato prodotto in Germania: anche per coloro che non comprendono la lingua tedesca (può essere richiesto anche in francese) ne raccomandiamo l’acquisto per le commoventi immagini, le interviste e le riprese della commemorazione che ogni anno si tiene in ricordo dei caduti. Il video della durata di circa 80 minuti costa 34 euro e può essere richiesto presso: Manfred Thorn, Peter-Henlein Str. 5, D 90443 Nürnberg Tel 0049 911 421719 o presso l’Antiquariat Buchhandlung Schmidt, Postfach 8, D 72402 Bisingen Tel. 0049 7476 1609 Fax 0049 7476 3458
* Ricordo che tutti i miei articoli e le mie traduzioni sono a disposizione della comunità popolare. Non ci sono né esclusive, né diritti, né guadagni. Unica richiesta è la pubblicazione integrale. Già usciti e richiedibili articoli o traduzioni dedicati a:
- Georg Sluyterman von Langeweyde
- Lothar Stengel von Rutkowski
- La guerra dei contadini. Florian Geyer
- Turnvater Jahn
- Herman Hendrich
- Mjiolnir
- Il caso Karlstein
- Sepp Hilz
- Werner Graul
- Ludwig Fahrenkrog
- Kurt Eggers
- Werwolf
- Lo sport e gli europei
- Jean Giono
- Il concetto di Volk
- Censura in Germania
- Napoli ‘44
- Julius Kronberg
- Gino Boccasile
- M. Odin Wiesinger
- A. Wissel
- Blutfahne
- Elk Eber
- Herbert Smagon
- Vecchio Abruzzo
- Hermann Löns
- Mathilde Ludendorff

 
   
 

Hans Schweitzer
Mjolnir

Storia di Hans Schweitzer - di Harm Wulf

Hans Schweitzer nacque a Berlino il 25 luglio 1901 a Berlino. Il padre era ufficiale medico nella Marina. Nel corso dei suoi studi all’Accademia di Belle Arti di Berlino comincia giovanissimo ad occuparsi di politica. Durante i moti rivoluzionari del 1918-1919 si batte contro i militanti spartachisti ed esegue i suoi primi disegni a tema anticomunista. Nel 1924 è autore di un manifesto per il partito DNVP sul tema del “colpo di pugnale alla schiena” (Dolchstoss, in cui si vede un socialdemocratico mascherato che colpisce proditoriamente un soldato del fronte) che lo rende immediatamente famoso. S’iscrive alla sezione do Potsdam del partito nazionalsocialista il 2 febbraio del 1926 con la tessera numero 27.148 e comincia a collaborare con la stampa del movimento con lo pseudonimo di Mjölnir nome del martello di Thor nell’antica religione germanica. Presto diviene celebre per la qualità ed il vigore dei suoi disegni, poster, caricature e dipinti che fanno di lui il più noto propagandista del NSDAP. Il Völkischer Beobachter parlerà di lui nel 1934 come “il disegnatore per eccellenza del Nazionalsocialismo”. Oltre al lavoro sul Völkischer Beobachter egli collabora al settimanale Berliner Arbeiterzeitung e al bimensile NS-Briefe edito dai fratelli Gregor e Otto Strasser cui è strettamente legato. Nel 1927 esegue il manifesto “Zur Freiheit!” per la giornata del partito a Norimberga e si oppone con molti lavori grafici al divieto di manifestazione per il NSDAP di Berlino (“Berlin voran!”, ”der Freiheit eine Gasse!”, “Trotz Verbot, nicht tot!”). Diviene anche amico ed uno dei più stretti collaboratori di Joseph Goebbels con cui trascorre le vacanze estive del 1928 a Borkum. A causa dello scontro tra Hitler e l’ala socialrivoluzionaria di sinistra del movimento (che termina nel 1929-1930 con l’uscita di Otto Strasser), lascia il partito per qualche mese tornando sui suoi passi su richiesta di Goebbels. Durante questo periodo produce numerosi dipinti e poster (“Schluss jetz! Wahl Hitler!”1931, ”Die deutsche Revolution marschiert!”1931-1932, “Der Tag kommt!”, “Nationalsocialismus: Der organisierte Wille der Nation”, etc.) che accrescono la sua reputazione e contribuiscono a diffondere l’immagine del militante nazionalsocialista rivoluzionario e proletario delle SA. Collabora regolarmente al giornale “Der Angriff” edito da Goebbels di cui illustra i libri tra cui il celebre “Kampf um Berlin” (La battaglia di Berlino ed. AR 1977), Michael e Buch Isidor pamphlet diretto contro il capo della polizia di Berlino Bernhard Weiss. Disegna i più noti poster elettorali del NSDAP per le elezioni del 1932. Continua la sua attività grafica dopo il 1933 (pubblica tra l’altro illustrazioni per il mensile Der Schulungbrief, disegna per la polizia, le SS e il NS- Kriegeopferversorgung e nel 1934 disegna il poster sul referendum che segna il ritorno della Saar alla madrepatria”Deutsche Mutter- heim zu dir!” ma il suo lavoro viene progressivamente utilizzato per scopi più ufficiali. La sua popolarità decresce dal 1935-1936 a causa del suo stile rivoluzionario caratteristico del “Kampfzeit” che non corrisponde più allo spirito del momento. E’ fatto oggetto di critiche da parte dei circoli Il völkisch che gli rinfacciano le trascorse simpatie per i fratelli Strasser. D’altro canto egli è strettamente legato a Heinrich Himmler padrino di suo figlio Helge nel 1936 e che lo nomina membro onorario delle SS con il grado di Oberführer. Diviene Reichkultursenator per decisione di Goebbels nel 1935. Il 14 ott0bre del 1935 Hitler lo nomina Reichbeauftrager für künsterliche Formgebund posto che gli conferisce autorità (collegato al Ministero della propaganda su tutti i campi artistici connessi al partito: esposizioni, sviluppo di progetti architettonici e rurali, costruzione di monumenti, studio di insegne e simboli nazionali (decorazioni, emblemi, bandiere, uniformi, banconote, francobolli, diplomi etc.). Nel 1936 entra nel consiglio di presidenza della Camera delle Belle Arti e dirige l’unione dei pittori e grafici tedeschi. Riceve il titolo di professore il 20 gennaio del 1937. Lo stesso anno è nominato membro della giuria del GDK e direttore artistico del Hilfwerk für deutsche bildende Kunst creato da Goebbels. Figura nel comitato organizzatore dell’esposizione di Monaco “sull’arte degenerata” ed è membro della commissione creata nel 1938 per decidere quale utilizzo fare delle opere tolte dai musei e dalle gallerie per quell’occasione. Mobilitato nel 1943-1944 come disegnatore di una compagnia della Wehrmacht, riprende in questo periodo l’attività di grafico e pubblica numerosi disegni sul Völkischer Beobachter (“Im Spiegelsaal von Versailles 1940” 19 giugno 1940,”Der gestelte Kriegsverbrecher” 25 luglio 1940, “Gegen Europa- gegen die Kultur” 2 luglio 1941, “Die Zusammenarbeit” 14 giugno 1944) e nel giornale Das Reich (“Der Schild Europas” 2 maggio 1943”). Arruolato nel Volkssturm nel 1945 è arrestato dagli americani nello Schleswig-Holstein e internato nel campo di Neuengamme. Nel 1948 passa il processo di denazificazione davanti al tribunale di Bergedorf che lo condanna a 500 marchi d’ammenda per aver fatto parte delle SS. I giudici precisano nella loro sentenza che il suo lavoro grafico appartiene al campo della propaganda politica e in nessun modo è criminale. Negli anni cinquanta disegna ancora qualche poster sul tema della riunificazione (“Wohin?Endstation Moskau”). Dalla fine degli anni sessanta collabora al giornale autonomista alsaziano Elsa diretto dal Dr. Marcel Iffrig, alla rivista Mut e al settimanale Deutsche Wochen-Zeitung. Muore il 15 settembre 1980 a Landstuhl nel Palatinato.

Tutti i lavori citati in questo articolo e molti altri sono pubblicati nel portfolio artistico dedicato all’opera di Mjölnir, Hans Schweitzer, pubblicato a Dresda nel 2001 dal: Kulturkreis Dresden Stadt, Postfach 28 01 31, D - 01141 Dresden E-mail: kulturkreis-dresden-stadt@gmx.de costo 44,00 Euro comprese spese di spedizione.

Le notizie sull’artista sono tratte da Mortimer G. Davidson “Kunst in Deutschland 1933-1945” Grabert Verlag 1992 tomo 2/2 Malarei. Grabert Verlag, Postfach 1629, D 72006 Tübingen Fax: 07071 407026 http://www.grabert-verlag.de/.
Parte del lavoro dell’artista nel sito http://www.calvin.edu/academic/cas/gpa/posters1.htm

 
   
 

“Avanguardia settimanale della legione SS italiana”
di Harm Wulf

Questo articolo segna l’inizio delle pubblicazione del settimanale della legione SS italiana “Avanguardia europea” pubblicato a Milano dal 18 marzo del 1944. Nella stessa pagina e nella seconda un lungo scritto di Giovanni Preziosi intitolato “Perché?”. A fianco della testata una eloquente frase di Cesare Balbo “Chi non sa portare l’armi in mano porti catene e stia zitto”. Sopra l’editoriale “Per la bandiera” a firma Felice Bellotti un celebre manifesto di Gino Boccasile che da ufficiale delle SS collaborerà fino all’ultimo numero alla rivista. Dal secondo numero del 25 marzo 1944 la testata diventa semplicemente “Avanguardia, settimanale illustrato per i volontari” e dal terzo numero “Avanguardia settimanale della legione SS italiana”. Dal numero otto del 6 maggio 1944 la frase viene sostituita con una di Gabriele D’Annunzio: “Chi viene compie un atto di disciplina sovrana e serve la Patria. Chi non viene a noi è schiavo di un pregiudizio senza forza e senza vita”. Dal numero 10 del 20 maggio 1944 fino all’ultimo numero, il 16 del 21 aprile 1945, a fianco della testata resteranno le due Sig rune con il motto SS “Il nostro onore si chiame fedeltà”.
La direzione e l'amministrazione della rivista era prima in Corso di Porta Nuova 4 ed in seguito in Viale Monte Santo 3 a Milano. Nel sommario del primo numero di Avanguardia troviamo: Per la bandiera di Felice Bellotti, Perché? di Giovanni Preziosi, Il tradimento nell’impero di Luigi Sidari, Il Trombettiere, racconto di Carlo Borsani, Gli iconoclasti di Ezra Pound, Un bozzetto di Silvio Giovaninetti, Ermetica Turchia di Arnaldo Cappellini, disegni di Boccasile, Scarioni e Patitucci. Gino Boccasile,
( http://www.thule-italia.org/ginoboccasile.html?ID=134 in cui appare la biografia, una selezione di opere a carattere politoci militare, una selezione di lavori grafici pubblicitari e una breve raccolta di illustrazioni erotiche ) collaborerà alla rivista con continuità con disegni, schizzi, manifesti e la rubrica umoristica “L’angolo di Boccasile”.
Una selezione dei suoi disegni apparsi su Avanguardia è visionabile al sito http://www.thule-italia.org/boccasileavanguardia.html in cui appare anche l’ultimo disegno del grande artista pubblicato dal periodico. Tutte le copertine di Avanguardia ed il primo e l’ultimo numero integralmente sono state messe in rete al sito http://www.thule-italia.org/boccasil...copertina.html in cui appare la biografia, una selezione di opere a carattere politoci militare, una selezione di lavori grafici pubblicitari e una breve raccolta di illustrazioni erotiche. Diversi articoli del settimanale e riproduzioni di estratti sono presenti nello studio di Ernesto Zucconi “SS italiane, Il nostro onore si chiama fedeltà” NovAntico Editrice, 1995, Pinerolo. Richiedere al: 335.5655208 o via posta elettronica: novantico@novantico.com Sito http://www.novantico.com/
Sulla storia delle SS italiane indispensabile la lettura del volume di Sergio Combatti e Marco Nava “Sentire-Pensare-Volere. Storia della Legione SS italiana”, 2001 Edizioni Ritter, Milano. Richiedere al: 02 201310 o via posta elettronica: fantastico_mi@libero.it Sito http://www.ritteredizioni.com/


                                  
 
Editoriale del primo numero di Avanguardia di Felice Bellotti

Per la bandiera
 
Questo settimanale esce all’insegna della Nuova Europa. Senza equivoci, senza riserve, senza tentennamenti. L’Europa di domani per la quale ci battiamo è un’Europa che sia una comunità di popoli nella quale i più forti siano garanti dei diritti dei più deboli, i più ricchi i responsabili del benessere dei più poveri, mentre, a loro volta i più deboli e i più poveri collaborino con la loro lealtà e cono il loro lavoro al progresso morale, culturale e materiale del Continente. I ponti con il passato sono tutti bruciati. I barbari d’oltremare hanno dimostrato di avere in odio non già la sola cultura germanica, come volevano e vogliono pertinacemente dare da bere, ma tutta la civiltà europea. Questo perché i principi morali e sociali della vecchia ma immortale Europa, figlia di Roma, sono inconciliabili colle loro materialistiche dottrine, che si riassumono in una irrefrenabile smania di ricchezze, di dominio e di prepotenze. Italia, Belgio, Francia, Grecia, Norvegia, e non solamente la Germania, presentano colle loro città distrutte e con le centinaia di migliaia di vittime innocenti la documentazione di questa barbarica furia distruttrice. La criminale per quanto traballante alleanza tra le potenze anglosassoni e la Russia bolscevica ne offrono una riprova morale. L’America di Roosevelt per carpire all’Europa il dominio spirituale e morale del mondo non sa far di meglio che tentare di distruggerla. La spaventosa vacuità delle sue dottrine materialistiche non può pretendere che di trionfare sul nulla. E questo nulla cercano di realizzare i banditi dell’aria che distruggono e assassinano ad un tanto all’ora. Solo così la Casa Bianca potrà sperare di ereditare la millenaria gloria del Campidoglio e del Vaticano, la bolgia aurea della City e la cultura della Germania. Barbaro è questo nemico d’oltremare, barbaro nel senso più esatto della parola, cioè straniero alla nostra mentalità, alla nostra tradizione e alla nostra morale. Mai in nessun cervello italiano avrebbe potuto germogliare il satanico progetto di distruzione che hanno partorito, dopo una plurimillenaria quanto vile e viscida evoluzione, i cervelli giudaici che rintanati nelle loro auree casseforti guidano incoscienti sicari sulle vie della loro ignobile quanto impossibile rivincita. Ma l’Italia sola non può resistere all’urto, il popolo italiano è impotente a sostenere la violenza di tanta satanica e criminale pressione . Unicamente in un’Europa unita, solidale, nella quale gli odi e i rancori, tanto atavici quanto inutili e dannosi, siano definitivamente sepolti, la nostra Patria può trovare la sua possibilità di vita, di pace e di benessere. L’inutile e disonorante tradimento di un indegno re e di un avido fellone ha spezzata l’alleanza militare dell’Asse, gettando nel fango della suprema onta mille gloriose bandiere e milioni di prodi soldati. Un immeritato ed ingiusto disprezzo grava sul nostro popolo e sul nostro nome e Dio ci perdoni se osiamo dire a viso aperto che questo disprezzo è legittimo. Lo scherno irride alle nostre aquile prostrate dal tradimento. Mai nessun popolo, nella storia del mondo, ha perduto tanto in una sola volta. Ma l’invisibile vincolo ideale che unisce i popoli di Italia e di Germania, dal quale è nato l’Asse e per il quale aspramente si lotta in tutto il globo, vive, ancora, più che vivere trionfa. La nostra rivoluzione sociale continua, trionfa nei paesi “democratici” dove gli esosi plutocrati sono costretti a patteggiare col proletariato, promettendo molto di più di quanto intendano poi mantenere, trionfa perfino nella bolgia bolscevica, dove mirabolanti decreti tendono a far rispuntare il pelo sui purulenti eczemi che infettano l’orso russo. Trionfa, l’idea non possono perdere gli eserciti. Dio ha posto ai nostri confini il popolo tedesco. Per un avvenire di pace e di benessere, perché ogni vent’anni la gioventù non vada a farsi macellare sui campi di battaglia e la Nazione non sia trascinata nella rovina, occorre che italiani e tedeschi davano d’accordo. Noi siamo ancora in tempo per generare, unitamente ai nostri alleati germanici, la nuova Europa. Essi ci onorano oggi consegnandoci di nuovo quelle armi che il tradimento ci aveva strappato di mano. Se sapremo farne uso, se sui campi di battaglia noi dimostreremo che quella di Badoglio è stata un’aberrazione di pochi e non la vigliaccheria dei più, allora l’Italia potrà ancora rientrare a testa alta nel consesso delle Nazioni europee. Ma perché tutto questo si avveri, occorre sapere scrollare l’onta. La capacità di lotta si misura dalla capacità di sofferenza. Bisogna quindi affrontare sacrifici materiali e morali immensi, bisogna accettare l’umiliazione ed espiare. Occorre per prima cosa che gli italiani la smettano di uccidersi tra loro mentre gli eserciti di tutte le nazionalità si battono sul territorio nazionale. E’ ben triste lo spettacolo di questo popolo che si dice intelligente e che continua ad insozzarsi di vergogna e del disprezzo di tutto il mondo in un inutile, ridicola lotta per il dominio di una Patria che, di fatto, è in mano allo straniero, alleato o nemico che sia. E’ grottesco che siano dei “ribelli” alla macchia che vivono di rapine o di saccheggio o – peggio ancora – di mendicità verso lo straniero o verso gli ereditari nemici del proletariato, credendo con un “eroismo” da romanzo d’appendice di mascherare la loro sostanziale vigliaccheria. Per gli uomini di coraggio c’è posto al fronte non nei nascondigli delle valli alpine. Per gli uomini di coraggio, quali che siano le loro idee, l’azione è una sola: combattere a viso aperto. Combattere per scacciare un nemico che è sbarcato nella nostra Patria non già per forza o per valore , ma unicamente per frode,  combattere per dimostrare ai nostri alleati che le prime vittime del tradimento di Badoglio siamo noi, popolo italiano, e per dimostrare al mondo che gli italiani non si meritano il disprezzo che li circonda oggi. Solo così, con lealtà ed onore, noi potremo risalire la corrente e fare in modo che i nostri figli non abbiano a vergognarsi di essere italiani. Non è degno di vivere in libera nazione un popolo che non abbia dignità, un popolo che non sappia combattere e morire in difesa della terra, della famiglia, della Fede, della casa e delle donne. Tutte cose che, fuse insieme, costituiscono la Patria. Il destino di un popolo è sempre stato nelle mani dei suoi soldati. Il popolo italiano deve collaborare con la Germania per la creazione di una Nuova Europa, deve collaborare coi nostri alleati romeni, finlandesi, slovacchi, ungheresi, bulgari, con quelle correnti francesi, belghe, danesi, norvegesi ed olandesi che vivono per il nostro stesso ideale, con gli spagnoli ricattati, con quei pochi svizzeri e svedesi che non si sono lasciati incantare dagli specchietti o dall’oro anglosassone. Questo affinché a tutto il Continente sia assicurato un avvenire di libertà, d’onore, di benessere e di pace. Nel nostro caso collaborare è sinonimo di combattere. Combattere colla forza della disperazione per inghiottire il groppo che da troppi mesi ci stringe la gola, per potere alzare di nuovo gli occhi in faccia al mondo, per la bandiera!

 
   
 

Georg Sluyterman von Langeweyde
di Harm Wulf

Du Volk aus der Tiefe,
du Volk in der Nacht,
vergiß nicht das Feuer,
bleib auf der Wacht!

(Tu popolo dal profondo, tu popolo nella notte, non dimenticare il fuoco, resta a sentinella!). Da “Und wenn wir marschieren”, Testo e Musica di Walter Gättke, 1922
http://www.liedertafel.business.t-online.de/undwenn.mp3

Su molte riviste nazionalpopolari italiane ed europee sono apparse spesso delle incisioni raffiguranti scene di vita agreste, viandanti, guerrieri, lavoratori, paesaggi ed altro. Fra tutte la più famosa è senza dubbio quella che ripropone il tema de “Il cavaliere, la morte ed il diavolo”. In quest’incisione, che s’ispira a quella notissima di Albrecht Dürer del 1513, lo scudo del cavaliere era ornato da uno swastica, ma spesso il fregio è stato modificato in un ascia bipenne o altro. Sotto il cavaliere, in caratteri gotici la frase evoca un’antica saggezza: “Vittoria e Sconfitta sono nelle mani del Signore, ma del tuo Onore solo tu sei Signore e Re”. L’autore di queste opere si chiamava Georg Sluyterman von Langeweyde e l’articolo che segue racconta la sua storia. Era nato ad Essen il13 aprile 1903, nono figlio del terzo matrimonio di un ufficiale d’artiglieria ed ingegnere Bernhard Sluyterman von Langeweyde. La famiglia materna proveniva dalla Bassa Sassonia mentre quella paterna dall’Olanda. L’ortografia originaria del suo nome era Sluyterman Van Langeweyde (la particella “Van”, germanizzata in”von”, sarà da lui spesso scritta nella forma abbreviata “v”. Dopo la prematura morte del padre (1908) trascorse una giovinezza assai povera in un quartiere operaio di Essen. Georg crebbe nella Ruhr tra miniere, torri d’estrazione e discariche di carbone in condizioni ambientali e materiali poco favorevoli allo sviluppo della personalità di un artista. Lavorò qualche tempo presso un mugnaio della Pomerania ed in un atelier di pubblicità. Nel 1920 entrò nella Scuola d’Arti figurative di Essen dove seguì i corsi di Wilhelm Poetter (grafica e pittura decorativa) e di Hermann Kätelhön (incisione su legno). Completò i suoi studi all’Accademia di Düsseldorf dove divenne allievo di Fritz Mackensen e Spatz, e del Meisterschüler Julius Paul Junghanns riuscendo ad affinare l’innata abilità grafica con una tenace volontà e un’incredibile capacità d’applicazione. I primi lavori coincisero con gli anni della crisi economica e della grande disoccupazione nella Germania di Weimar: in quel periodo, i primi anni venti, Georg entrò nello Jugendbewegung, il movimento giovanile dei Wandervögel (uccelli migratori, nome che si riferiva alle marce che i giovani effettuavano in ambiente naturale) nato il 4 novembre del 1901 nella Ratskeller di Steglitz sobborgo di Berlino e rapidamente diffusosi in tutte le terre di lingua tedesca (vedi il fondamentale testo di Nicola Cospito “I Wandervögel. La gioventù tedesca da Guglielmo II al nazionalsocialismo” II ed. ampliata Ed. della Biga Alata, Roma 1999, nicola.cospito@libero.it ). Era essenzialmente un movimento di giovani studenti che si rivoltavano contro la società borghese, il suo conformismo e il modello di vita artificioso e corrotto che questa rappresentava. Attraverso il Wandern e l’immersione nella natura si ricercava uno stile di vita diverso, più vero e spontaneo, lo spirito comunitario, il sentimento d’appartenenza alla Volksgemeinschaft (comunità popolare) che rischiava di essere definitivamente spezzato dalle aberranti forme dell’industrialismo e dell’urbanesimo. Ampio spazio trovò nel movimento giovanile la riscoperta dei Volkslieder, i canti popolari che riecheggiavano le gesta dei lanzichenecchi e dei corsari e che accompagnavano, tra il rullo dei tamburi e lo sventolio delle bandiere i Bünde degli “uccelli migratori” nelle loro marce. Nei Wandervögel, Georg imparò a suonare la chitarra e a cantare componendo anche sue canzoni. Diverse tendenze coesistevano nello Jugendbewegung, ma in tutte le sue componenti si ritrovano i temi dell’amore per la Heimat, del Wandern come nuovo stile di vita e rigenerazione del corpo e dello spirito, del disprezzo per il falso progresso del mondo moderno e per i filisteismi borghesi. I miti del movimento influenzeranno costantemente l’opera e la visione del mondo dell’artista: contro le degenerazioni del mondo moderno e della sua arte l’ispirazione di Georg troverà il suo nutrimento nell’originaria cultura del popolo. Il senso profondo del suo lavoro sarà proprio la ricerca delle radici e dell’identità del Volk nella sua inscindibile unità. “Essere popolo, diventare nuovamente popolo, questo è lo scopo elementare dello Jugendbewegung. Cantare e giocare, balla re e saltare, scagliare lance ed onorare gli Dei! Vivere una vita piena, imparare a vivere, questo il senso del Bund e del gruppo” ( Cospito op. cit. pag. 41). Georg si stabilì a Düsseldorf come grafico e si sposò nel 1926 e da questo primo matrimonio nacquero tre figli. Aderì al NSDAP il 1 maggio 1928 con l’immediato risultato di perdere molte commissioni lavorative. Divenne membro delle S.A. Insieme al fratello più vecchio Wolf Sluyterman von Langeweyde, al tempo disoccupato, milita nel movimento nazionalsocialista. Produsse poster, vignette, caricature e disegnò la testata del giornale settimanale del Gau di Düsseldorf del NSDAP, Die Neue Front, cui collaborò regolarmente. La maturità artistica arrivò durante l’avvento al potere del Nazionalsocialismo: le sue vigorose incisioni su legno e linoleum ornarono libri, castelli, stanze, ostelli e case della comunità. Radicale fu il contrasto tra l’opera del giovane artista e l’arte moderna: egli sviluppò, insieme a molti altri, un convincente polo alternativo, il tentativo di concepire ed esprimere attraverso l’arte, l’essenza della vita spirituale del popolo e della sua tradizione. “L’arte non trova fondamento nel tempo ma nei popoli. Non deve perciò l’artista elevare un monumento al suo tempo ma al suo popolo… Perché l’arte non è una moda. Quanto poco muta l’essenza ed il sangue del nostro popolo, nella stessa misura l’arte deve abbandonare il carattere della caducità per risultare nelle sue migliori creazioni l’espressione viva e degna del ritmo vitale del nostro popolo.” (Adolf Hitler “Discorsi sull’arte nazionalsocialista, Ar 1976, pag 37 e 44) aveva affermato il capo del Nazionalsocialismo inaugurando nel 1937 a Monaco la prima esposizione dell’arte tedesca. In sintonia col pensiero del suo tempo Georg concentrò il proprio lavoro sull’illustrazione della canzone popolare dove raggiunse il punto più alto del suo operato artistico, sia dal punto di vista tecnico che da quello stilistico. Nessun incisore ha saputo rappresentare così magistralmente i temi e lo spirito dei Volkslieder. Né per Georg l’interesse per i canti del popolo fu mai un fatto strumentale o accademico: egli era e si sentiva organicamente un membro della sua comunità. Il suo carattere allegro e gioviale gli fece amare la musica e le canzoni che componeva e cantava con gli amici accompagnandosi con la chitarra. “Il Volkslieder permetteva dunque ai giovani di ricongiungersi con l’animo popolare e di vagheggiare un’umanità diversa, purificata dalle contaminazioni del progresso tecnologico, dal fumo delle ciminiere, dall’ipocrisia borghese, libera dalle preoccupazioni economiche e restituita ala campagna, alla natura, ad un universo idilliaco che certo un tempo era esistito, ad una vita insomma, più vera e più profonda”. (Cospito op. cit. pag. 55). Lavorò con lo stile dei vecchi maestri, esaltando il mondo del lavoro e rappresentando numerosi soggetti di carattere storico. Inserì nelle sue incisioni citazioni, proverbi e parole dei Volkslieder. Nel 1935 il Folkwang-Museum di Essen comprò diverse sue opere. Da questa data eseguì le sue tre maggiori serie di incisioni “Das Deutsche Volkes Lied” del 1935, “Es mahnen die Väter” del 1936 e “Deutsches Lied” del 1938 che lo resero molto popolare e furono spesso riprodotti nella stampa (Der Schulungsbrief, Junges Volk, etc.). Eseguì anche incisioni a carattere politico, ritratti di Hitler, e collaborò alle selezioni della serie Ewiges Deutschland. Realizzò diverse pitture murali per gli ostelli della Gioventù Hitleriana e le SA. Moltissime sue opere furono esposte nella Grosse Deutsche Kunstausstellung. Georg trovò per la prima volta nella realtà il suo universo idilliaco nel 1934, la bellezza senza tempo della brughiera di Lüneburg che diventerà dal 1940 il suo eremo agreste e la sua terra d’adozione. Lì nel paese di Bendestorf a sud di Amburgo costruirà la sua casa chiamata Haus Malershöh (la casa del pittore). La sua concezione della vita e del suo lavoro lo portarono a rifiutare onori e cariche: nel 1939 rifiutò una cattedra universitaria preferendo alla gloria posticcia dell’ufficialità la vita all’aria aperta e la compagnia della gente semplice della campagna. I contadini con la loro arcaica saggezza, le leggende della tradizione del suo popolo, la bellezza della natura e la frugalità essenziale della vita rurale divennero i temi per moltissime incisioni, dipinti e schizzi. Nel 1940 naufragò il suo primo matrimonio e, l’anno successivo si arruolò volontario per il fronte dell’est. Lì, in primissima linea, nacquero gli schizzi a carattere militare, le poesie e le canzoni dedicate alla patria ed alla donna amata che divennero conforto e divertimento per i suoi camerati. Parte delle sue opere furono distrutte alla fine della guerra. Fu fatto prigioniero dagli inglesi ed internato per oltre un anno. Dopo la guerra, con il capovolgimento dei valori, cominciò per Georg un periodo in cui la sua opera fu ignorata da quanti formavano la critica per il mercato dell’arte, ma ciò non gli tolse il suo spirito gioviale, e la serenità tipica del suo carattere. Per guadagnarsi da vivere dipinse in maggior parte disegni pubblicitari e commerciali. Il suo buon umore, la sua creatività artistica e le canzoni cantate con gli amici tra musica e bevute lo aiutarono a superare il momento difficile ed a continuare la sua opera che sviluppò in tutte le direzioni. Verso gli anni cinquanta si orientò verso la pittura. Anche in queste opere ritroviamo i temi dell’etica Wander e gli archetipi della civiltà contadina assunti e riproposti come modello alternativo alla barbarie del progresso e della civiltà industriale. Nel 1946 Georg si sposò in seconde nozze con un ragazza di Bendestorf da cui ebbe due figli. Elesse questo paese a sua patria e visse lì con la sua famiglia lontano da tutte le tendenze artistiche moderne e da tutte le ambizioni meschine degli artisti. Scrisse anche poemi, ballate, e canti nello spirito dei Lieder di Hermann Löns, che egli stesso eseguiva accompagnandosi con la chitarra. Nel 1970 fu pubblicato il suo libro di canzoni Wander arricchito da disegni e melodie intitolato Der Stromerhannes (G. Sluyterman von Langeweyde “Der Stromerhannes”, August Bruns Verlag, Fassberg, 1970), incise un disco con le stesse canzoni (http://www.zinnfigur.com/Books/DE_Books_CD_Set.asp) ora CD) e ricevette l’anello d’onore in oro del Deutsches Kulturwerk Europäischen Geistes. Lentamente tornarono la giusta fama ed il plauso del pubblico: le sue incisioni furono ristampate e largamente diffuse dal 1975 a cura delle Edizioni Uwe Berg (Uwe Berg Verlag Tangendorfer Strasse 6, D-21442 Toppenstedt Tel. 04173 6625 Fax 04173 6225). Certo non si tratto del consenso delle lobbies dei mercanti dell’arte, che egli non aveva mai cercato, ma fu l’ammirazione e la stima del popolo che sempre Georg aveva ascoltato, capito ed amato. Così arrivo la nomina all’Accademia arti figurative di Monaco. Nel suo settantesimo compleanno fu nominato cittadino onorario di Bendestorf. Georg Sluyterman von Langeweyde rimase un portavoce dello spirito europeo nel mondo artistico anche quando la vecchiaia lo costrinse a lasciare il bulino dell’incisore e a dedicarsi elusivamente alla pittura. Morì il 5 gennaio 1978 nella sua casa di Bendestorf. Fu inumato nel Heidefriedhof di Bendestorf. Il Landkreis di Amburgo gli attribuì postumo il suo Premio della Cultura. Sua moglie Eva-Maria morì appena dopo. Nello Stromerhannes aveva scritto: “Ho fatto il giro del mondoe il mio viaggio è alla fine, fratello tu puoi fare ancora strada, vuoi, come voglio io, sotterrarmi qui nella brughiera di Lüneburg dove voglio muovermi e restare nella felicità di Bendestorf?”. Un masso di 16 tonnellate ricopre la sua tomba, sulla pietra per ricordarlo è stato inciso il ritornello di una sua canzone;”Ja die Lüneburger Heide ist des Herrgotts schönstes Land”.

Ulteriori notizie e bibliografia completa in Mortimer G. Davidson “Kunst in Deutschland 1933-1945” Malarei band II, Grabert Verlag 1992(Grabert Verlag Postfach 1629, D- 72006 Tübingen (Telefon 07071/ 4070-0, Fax 07071 407026 http://www.grabert-verlag.de

Segnaliamo a tutti gli interessati il sito sull'opera dell'artista tedesco Georg Sluyterman von Langeweyde http://www.geocities.com/stromerhannes/ messo in rete nel 2000 e giunto a circa 17.000 contatti. Contiene la biografia, due portfolio con le incisioni più famose ed i testi delle sue canzoni Wander. Sito plurilingue italiano, francese, inglese, tedesco. Due portfolio una collezione di 47 cartoline postali con le incisioni più famose sono acquistabili presso Lesen & Schenken, Postfach 3603, D – 24035 Kiel tel. 0049 4384 59700 buchversand@lesenundschenken.de Oppure al sito http://www.crevetabous.com/cat_sluyterman.htm contact@crevetabous.com
Rielaborazione ed ampliamento di un articol apparso sulla rivista Orion n. 46 luglio 1988 orionseb@libero.it

 
   
 

Il poeta Lothar Stengel von Rutkowski

Biografia
Lothar August Arnold Stengel von Rutkowski nasce in Curlandia (oggi Lettonia) sul Baltico a Hofzumberge il 3 settembre 1908 da una famiglia della nobiltà tedesca. Sesto figlio del parroco protestante Arnold von Rutkowski e di Elisabeth von Bahder. Entrambi i genitori furono uccisi dai bolscevichi durante la rivoluzione e Lothar fu adottato dallo storico tedesco Ernst Edmund Stengel e dalla moglie che non avevano figli e vivevano a Marburg sul Lahn. Da allora assunse il doppio cognome Stengel von Rutkowski.

Dopo anni di studio nelle università di Vienna, Marburg e Jena si laurea con la tesi Die Fortpflanzung der thüringischen Bauern. Medico, specialista in genetica ed ereditarietà, collaboratore e poi dirigente del Medizinalrat beim Thüringischen Landesamt für Rassewesen di Jena. Si sposa nel 1934 con Monika Hoppe da cui avrà cinque figli. Attivo nei movimenti völkisch dello Jungstahlhelm, Adler und Falken e della Gilde Greif, diviene membro del NSDAP e delle SS. Viene nominato Untersturmführer il 24 marzo del 1934, Obersturmführer il 9 novembre 1934, e Hauptsturmführer il 12 settembre 1937.

Riceve diverse onorificenze per meriti sportivi. Amico intimo di Hans F.K. Günther, ne cura la biografia che esce nel 1936. Lavora come medico specialista di ereditarietà nel Rasse und Siedlungsamt (ufficio per la razza e la colonizzazione) diretto da Walter R. Darré. Collabora alle riviste Volk und Rasse, Der Norden. Monatsschrift der Nordischen Gesellschaft, Nationalsozialistischen Monatshefte. Nel 1941 ottiene la cattedra universitaria a Jena con la tesi Was ist ein Volk? (Che cosa è un popolo).

Con l’inizio della seconda guerra mondiale sarà aiuto medico militare delle SS in Serbia, responsabile medico tra i volontari olandesi SS, kommando sul fronte di Leningrado. Per il suo coraggio si merita la croce di ferro di prima e seconda classe e la decorazione nera dei feriti sul fronte. Fatto prigioniero viene internato in un campo di concentramento sovietico in cui rimane due anni e salva la vita grazie ad una lettera del genitore adottivo che ne nasconde la vera identità e l’appartenenza alle SS. Durante terribile prigionia in condizioni disumane compone questi versi che ben descrivono il suo spirito indomito:

Eins waren wir Menschen,
Die Waffen tragen, -
Aber das war! –
Heute sind wir Getier,
Das vom Gestern nicht weiss
Und von Morgen nichts will. –
Wann werden wir wieder Menschen werden,
Die Willen haben,
Vom Reiche träumen
Und Waffen schmieden
Zu neuem Brückenschlag?
Einst wird kommen der Tag!
Un tempo eravamo uomini,
Portavamo armi, -
Ma questo fu! –
Oggi siamo animali
Che non sanno di ieri
E del domani non vogliono. –
Quando torneremo ancora ad essere uomini,
e avremo la volontà,
di sognare imperi
e di forgiare armi
per la nuova battaglia del ponte?
Un tempo il giorno verrà!

Viene rilasciato il 10 aprile 1949 e torna a Marburg. Trova una situazione completamente nuova. La moglie, diventata cattolica, lo accusa di essere un idealista senza senso della realtà. Non è più la compagna d’un tempo a cui dedicava le liriche Das Reich dieser Welt. Lieder und Verse eines Heiden. Il poeta medico attraversa una profonda crisi esistenziale rifiutato dalla famiglia e dalla società. Scrive questi versi desolati:

Ratschlag für Neumond

Vorsicht! Vorsicht!
Häng’ Deinen Geist
Nicht an Menchen!
Gibt Dein Herz, Deinen Leib
Nicht in die Hand
Eines anderen!
Menschen verändern sich:
Die Liebste liebt dich
Plötzich verblasst:
Freunde schrumpfen
zu Karikaturen.
Kinder wandel sich
zu Fremden…

Consiglio per la nuova luna

Attenzione! Attenzione!
Non far dipendere il tuo spirito
dagli uomini.
Non mettere il tuo cuore, il tuo corpo
nelle mani
di un altro!
Gli uomini cambiano sé stessi:
Il più grande amore
all’improvviso svanisce:
gli amici si riducono
a caricature.
I bambini si trasformano
in estranei…

Nel 1950 si separa e ricostruisce la sua vita con l’infermiera Ingeborg Goos, conosciuta durante la prigionia. Si installa come medico di base nella città di Korbach che diverrà la sua nuova patria elettiva. Il medico poeta è tra i fondatori della Freie Akademie, libera associazione per lo studio dell’arte, la filosofia, le religioni. Nel 1956 ne diviene segretario scientifico, posto che manterrà per un ventennio. Dal 1976 diventa presidente collaborando frequentemente alla rivista trimestrale Wirklichkeit und Wahrheit e a diversi altri periodici.

Lothar Stengel von Rutkowski è autore di svariate opere scientifiche, politiche, letterarie e di moltissime raccolte poetiche. Nel corso della sua lunga esistenza il poeta medico di Korbach ha intessuto una fittissima rete di contatti, amicizie e collaborazioni con moltissimi studiosi, artisti, poeti e scrittori. Ricordiamo tra gli altri le poetesse Vera Hatregg e Isabella Nadolny, i pittori Siegwar Sprotte e Günter Blau, il grafico A. Paul Weber, lo scrittore Ernst Jünger, l’artista Siglinde Kallnbach, la sociologa Helga Goetze, lo storico delle religioni Wilhelm Hauer, e lo scrittore e poeta Gustav Frensen. Una biografia completa dell’artista curata da Wolfgang A. Ritter Der Lyriker Lothar Stengel von Rutkowski. Ein Wanderer zwischen Natur und Geist, è uscita presso le Edition L di Lossburg nel 1992.

Bibliografia (con la (P) sono indicare le liriche e le raccolte di versi).

Grundzüge der Erbkunde und Rassenpflege - Berlin Lichterfelde, Langewort Verlag 1934.
Hans F. K. Günther, der Vorkämpfer für den nordischen Gedanken – München, Eher Verlag, 1936.
Das Reich dieser Welt. Lieder und Verse eines Heiden – Erfurt, Wölund Verlag 1937 (P).
Deutsch auch im Glauben – Erfurt, Verlag Sigrune, 1939.
Die unterschiedliche Fortpflanzung der 20000 thüringischen Bauern – München, Lehmann 1939.
Der Gang durch das Jahr. Lyrische Aquarelle – Erfurt, Verlag Sigrune 1939 (P).
Was ist ein Volk? Der biol. Volksbegriff - Erfurt, Kurt Stenger Verlag 1940.
Wissenschaft und Wert - Jena, Fischer Verlag 1941.

Das naturgesetzliche Weltbild der Gegenwart – Berlin, Nordland Verlag, 1943.
Spur durch die Dünen der Zeit – Verlag Marburger Spiegel, Marburg, 1958 (P).
Die Gesichte des Einhorns - Bodman, Hohenstaufen Verlag, 1968 (P).
Auf der Suche nach neuen weltanschaulichen Behausungen – Wirklichkeit und Wahrheit, Heft 3/74.
Lebensreligion und Wertidealismus – Tübingen, Studien zur Arbeit der Freien Akademie n.24, 1977.
Vogelflug und Seinsminute - Bodman, Hohenstaufen Verlag, 1978 (P).
Im Spiegel des Seins – Bodman, Hohenstaufen Verlag, 1983 (P).
Der Wanderer. Bilder zwischen Tag und Traum. Gedichte - Lossburg, Edition L, 1988 (P).
Zaubereien in Bild und Wort – Korbach, Verlag Hagel, 1990 (con Renate Lanske).

Wolfgang A. Ritter, Der Lyriker Lothar Stengel von Rutkowski. Ein Wanderer zwischen Natur und Geist, Lossburg, Edition L , 1992.
Selezione di poesie di Lothar Stengel von Rutkowski, testo originale tedesco e traduzione di Harm Wulf e V. E.

Das Heidenlied

Der Herbststurm fährt übers Stoppelfeld,
Und weht über Acker und Brache.
Ein neues Jahrtausend beginnt in der Welt,
Du schlafendes Deutschland erwache!

Der Papst hockt in Rom auf seidenem Thron,
es hocken bei uns seine Pfaffen.
Was hat einer deutschen Mutter Sohn
Mit Papst und mit Pfaffen zu schaffen?

Man hat unsre Ahnen als Ketzer verbrannt,
der streitbaren Kirche zur Ehre.
In Asiens Wüsten, im “heiligen Land”,
Verbluteten deutsche Wehre.

Rot floß die Aller von Sachsenblut,
Die Stedinger wurden erschlagen.
Als Ablaß wurde der Bauern Gut
Von Mönchen ins Welschland getragen.

Die Zeit verging - doch der Pfaffe blieb,
Dem Volke die Seele zu rauben.
Ob er es römisch oder lutherisch trieb,
Er lehrte den jüdischen Glauben.

Doch nun sind die Jahre des Kreuzes gezählt
Und ring regt sich stürmendes Leben.
Wir haben die Sonne zum Zeichen erwählt,
Der Heimat die Freiheit zu geben.

Wir brauchen zum Himmel die Mittler nicht,
Uns leuchten ja Sonne und Sterne;
Und Blut und Schwert und Sonnenlicht,
Sind Kompaß in jegliche Ferne.

Der Herbststurm fährt übers Stoppelfeld,
Und weht über Acker und Brache.
Ein neues Jahrtausend beginnt in der Welt,
Du schlafendes Deutschland erwache!

Il canto pagano

La bufera d’autunno passa sui campi di stoppie,
e soffia sulle zolle e sui prati.
Un nuovo millennio inizia nel mondo
tu Germania dormiente svegliati!

Il Papa siede a Roma sul suo trono di seta,
da noi stanno i suoi preti.
Cosa ha da spartire chi è nato tedesco
con Papi e preti?

Hanno bruciato i nostri antenati come eretici,
per onorare la bellicosa chiesa.
Nei deserti dell’Asia, nella “terra santa”
si è dissanguata la forza tedesca.

Rosso scorre l’Aller del sangue dei Sassoni (1),
gli Stedinger (2) sono stati sterminati.
Come indulgenza i beni dei contadini
sono stati portati dai monaci in terra straniera.

Il tempo è passato ma il prete è rimasto
per rubare al popolo la sua anima.
Sia di fede romana o luterana
egli insegna il credo ebraico.

Tuttavia gli anni della croce sono passati
e la vita irrompe impetuosa.
Abbiamo scelto il sole come simbolo,
per dare alla terra natale la libertà.

Non abbiamo bisogno d’intermediari per il cielo
per noi già brillano il sole e le stelle;
E il sangue, la spada e la luce del sole
sono la bussola per ogni distanza.

La bufera d’autunno passa sui campi di stoppie
e soffia sulle zolle e sui prati.
Un nuovo millennio inizia sul mondo
tu Germania dormiente svegliati!

(1) Si ricorda l’uccisione di 4.500 guerrieri sassoni che nel 782 furono giustiziati a Verden su ordine di Carlo Magno per non aver abiurato la loro religione pagana e rifiutato il battesimo. Vedi il racconto di Hermann Löns Il fiume rosso Firenze, 2005, autoprodotto, Introduzione di Stefano Senesi, Costo 5,00 euro. Richiedere a wuotan@infinito.it

(2) Si ricorda il martirio della popolazione degli Stedinger, contadini della Sassonia dichiarati “popolo eretico” e sterminati per ordine di papa Gregorio IX in una crociata del 1231. Dopo una strenua resistenza l’esercito degli Stedinger fu sterminato nella battaglia di Altenesch il 27 maggio 1234. I capi contadini Boleke van Bardenfleth, Thammo van Huntorpe e Detmar tom Diek furono uccisi. Vedi G. Ciola in AA.VV., Rivolte e guerre contadine Seb, 1994, pag. 37. Richiedere a barbarossa@tiscali.it tel. 02 66400383

Wenn wir in Staub zerfallen

Wenn wir in Staub zerfallen
was bleibt von uns zurück,
von unsern Gütern allen,
von dem erbauten Glück? –

Die Mauern werden brechen
und Gras wächst über Grund,
doch sollen Enkel sprechen
von uns mit frohem Mund.

Wir können nichts erwerben
in alle Ewigkeit;
wie wir uns selbst vererben,
das dauert durch die Zeit.

Wenn einst in bangen Tagen
die Enkel fragend steh’n,
dann soll in starkem Sagen
von uns ein Mut ausgehn!

Quando ci ridurremo in polvere

Quando ci ridurremo in polvere
cosa resterà di noi
di tutti i nostri beni,
della fortune costruite?

Le mura cadranno
l’erba crescerà sul suolo
eppure, i nostri nipoti parleranno
di noi con labbra gioiose.

Non possiamo acquisire nulla
in tutta l’eternità;
ciò che lasciamo in eredità
durerà nel tempo.

Se un giorno, in tempi inquieti,
i nipoti si fermeranno dubbiosi,
allora, come nelle possenti saghe,
deve partire da noi l’ardire!

Das Alte brach zu Stücken

Das Alte brach zu Stücken,
Wir blieben nach.
Wir wollen uns nicht bücken,
In Schmutz und Schmach.
Es mag zum Kot sich neigen,
Schwach, wer da will.
Wir woll´n die Zähne zeigen,
Und ringen still.
Wir woll´n zur Fahne stehen,
In strenger Pflicht.
Wir können untergehen,
Verkommen nicht.

Il passato si è rotto in pezzi

Il passato si è rotto in pezzi
Noi siamo rimasti al passo.
Non ci vogliamo piegare
nella sporcizia e nella vergogna.
C’è chi è incline al fango,
debole chi desidera andarci.
Vogliamo mostrare i denti,
e lottare silenziosi.
Vogliamo restare attorno alla bandiera
ligi al dovere.
Possiamo perire
ma non cadere in basso.

 

 

Das Reich dieser Welt

Ach Mutter, liebe Mutter, wo kommt das Brot den her?
Mein junge, das wächst aus der Erde
Zu der Ernte wogendem Meer.
Im Frühjahr warden die felder grün von junger Saat.
Sonne, Wind und Regen machen es reif zur Mahd.
Es mahlt das Korn die Mühle, daraus backt der Bäcker Brot.
Das Schwert schützt alle Arbeit und schirmt uns vor der Not.

Ach Vater, lieber Vater, wo kommt das Schwert denn her?
Mein Junge, das kommt aus den Boden.
Von Erz sind die Steine schwer.
Im Schacht tief unter der Erde der Bergmann gräbt und schafft.
Die Schlacke schmiltz vom Eisen des Feuers heiße Kraft.
Das Eisen geht zur Schmiede, der Schmied schlägt Waffen daraus.
Die tragen dan die Männer und schirmen Volk und Haus.

Ach Mutter, liebe Mutter, wo kommen die Männer her?
Mein Junge, es lebt in der Heimat
Die Sippe ring umher.
Gewachsen aus Blut und Boden sind Mann und Frau und Kind.
Wir alle Enkel von Ahnen und Ahnherrn von Enkeln sind.
Der Junge wächst zum Burschen, Kampf macht der Bursch zum Mann,
Der Weib und Herd und Glauben sich frei bewahren kann.

Ach Vater, lieber Vater, wo kommt der Glaube her?
Von ihm zu redden, mein Junge,
Wird mir bitter schwer.
Er wuchs nicht auf unserm Boden, die Ahnen kannten ihn nicht.
Er weiß nicht vom Segen der Erde und nichts von des Schwertes Gewicht.
Er machte das Haus uns sündig und die schaffende Arbeit zum Fluch, -
Doch – er ward uns also gelehret aus Bibel, Lied und Spruch.

Ach Vater und liebe Mutter, nie wird die Lehre mein!
Wie Korn und Mensch und Eisen
Muß auch der Glaube sein.
Die Ahnen wußten das Rechte. – Wir sind der Enkel Ahn.
Er strömt aus Segen der Erde und des Jahres ewigem Lauf,
Aus des Hauses wärmendem Herde und des Schwertes Klinge und Knauf.

Gesippen und Kameraden, uns formte das gleiche Blut!
Uns trägt die Heimaterde, und führt des Nordens Mut.
Älter als Kirchen und Klöster ist unser Väter Land,
Fester als Priesters Taufe bindet des Blutes Band.
Unser Reich, ihr Brüder, ist von dieser Welt!
Es gesund zu bauen, hat uns Gott bestellt!

Il Regno di questo mondo
Oh madre, amata madre, da dove viene a noi il pane allora?
Figlio mio, cresce dalla terra
Fino a che diviene il fluttuante mare della mietitura
In primavera i campi diventano verdi dei giovani semi.
Sole, vento e pioggia lo fanno maturo per il raccolto.
Macinano il grano i mulini e da questo il fornaio cuoce il pane.
La spada protegge tutto il lavoro e ci difende dal pericolo.

Oh padre, amato padre da dove viene la spada allora?
Figlio mio, viene dal suolo.
Di minerale sono le pesanti pietre.
Dal pozzo giù nella terra profonda il minatore scava e lavora.
Le scorie fondendo si separano dal ferro con la forza potente del fuoco.
Il ferro va alla fucina e con lui il fabbro forgia le armi.
Le portano poi gli uomini e proteggono popolo e case.

Oh madre, amata madre, da dove vengono gli uomini allora?
Figlio mio essi vivono sulla terra natia.
Ed attorno alla loro stirpe.
Generati da sangue e suolo sono uomini, donne e bambini.
Noi tutti siamo i discendenti degli antenati e degli antenati i nipoti.
Il ragazzo diviene giovane, la lotta fa del giovane un uomo.
La donna, il focolare e la fede lo possono preservare libero.

Oh padre, amato padre, da dove viene la fede allora?
Parlare di questo figlio mio,
sarà per me dolorosamente difficile.
Essa non crebbe dal nostro suolo, gli antenati non la conoscevano.
Essa non conosce la benedizione della terra e nemmeno il peso della spada.
Essa ha fatto la casa peccaminosa e l’operoso lavoro una maledizione.
Allora – essa ci fu insegnata dalla Bibbia in canti e versetti.

Oh padre ed amata madre, mai questa sarà la mia dottrina!
Come il grano e gli uomini ed il ferro
deve essere anche la fede.
Gli antenati sapevano il giusto. Noi siamo gli eredi degli antenati.
Essa scorre dalla benedizione della vita e dall’eterno ciclo dell’anno,
dai caldi focolari delle case e dal suono dell’elsa delle spade.

Uomini della stirpe e camerati, ci ha formato lo stesso sangue!
Ci sorregge il suolo della terra natale, ci guida il coraggio dei nordici.
Più vecchia delle chiese e dei chiostri è la terra dei padri,
più forte del battesimo dei preti ci legò il vincolo del sangue.
Il nostro Regno, fratelli, è di questo mondo!
E’ giusto edificarlo, Dio ce lo ha ordinato!

La poesia Heidenlied è tratta dal libro di liriche Das Reich dieser Welt. Lieder und Verse eines Heiden – Erfurt, Wölund Verlag 1937, illustrato dall’artista Werner Graul (vedi il sito a lui dedicato www.geocities.com/graulwerner)
Harm Wulf